Csm: incertezza per la nomina dei vertici della Cassazione

Regna ancora l’incertezza al Csm sulla nomina dei vertici della Cassazione. La riunione di ieri della Commissione per gli incarichi direttivi non è servita a far chiarezza. Resta comunque confermato che oggi si andrà al voto, anche se c’è chi non esclude uno slittamento a lunedì. L’obiettivo resta sempre quello di arrivare alla nomina del nuovo primo presidente (che succederà a Giovanni Canzio), e del nuovo Pg (che prenderà il post di Pasquale Ciccolo) prima o subito dopo Natale, cioè prima che i due alti magistrati lascino la toga per raggiunti limiti d’età. E di tentare sino all’ultimo una convergenza sui nomi da proporre all’assemblea di Palazzo dei Marescialli, che allo stato sembra però difficile da raggiungere. La partita più complicata riguarda la scelta del procuratore generale, che non solo come il primo presidente è componente di diritto del Csm, ma è anche titolare dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati. 

Due i candidati che si contrappongono: Riccardo Fuzio, avvocato generale in Cassazione, e Giovanni Salvi, procuratore generale a Roma. Sono stati entrambi in passato consiglieri del Csm, il primo con Unicost, la corrente di centro, il secondo con la sinistra di Magistratura democratica, poi confluita con il Movimento per la Giustizia in Area, il gruppo che oggi dispone del maggior numero di togati dentro il Csm (sette) e in cui ha militato anche l’attuale Pg Ciccolo. Escluso che tutta la Commissione possa convergere su un solo nome, la sfida potrebbe finire in parità. O con un lieve vantaggio per uno dei due candidati. Determinante per l’esito sarà il voto dei componenti laici dei due opposti schieramenti Pierantonio Zanettin (Forza Italia) e Renato Balduzzi (Scelta civica). 

Per quanto riguarda il primo presidente, il tam tam delle indiscrezioni dà come favorito Giovanni Mammone, presidente di sezione e segretario generale della Cassazione. Anche lui è stato consigliere del Csm, con il gruppo di Magistratura Indipendente. La sua candidatura potrebbe essere unica; a meno che Area non decida di contrapporgli quella di Domenico Carcano, che è stato capo dell’Ufficio legislativo del ministero della Giustizia o di Vincenzo Di Cerbo, anche lui presidente di sezione in Cassazione. E non è escluso un terzo nome, che potrebbe essere messo sul tavolo da Aldo Morgigni, di Autonomia e Indipendenza, il gruppo di Piercamillo Davigo: si tratta di Stefano Schirò, già presidente della Corte d’appello dell’Aquila e ora presidente di sezione alla Suprema Corte. Difficilmente oggi si arriverà alla proposta anche per la nomina degli aggiunti del primo presidente e del Pg, che sarà influenzata inevitabilmente dall’esito delle due sfide più importanti.

Aggiornato il 14 dicembre 2017 alle ore 08:39