Certamente dal 1992 la politica italiana è cambiata e credo che sia evidente a chiunque possa avere un minimo di ricordo storico tra i partiti di massa e l’attuale modello americano di fare politica.

Questi cambiamenti carsici sono stati rilevati in modo raffinato da Alberto Di Majo, giornalista de “Il Tempo” nel suo ultimo lavoro di approfondimento politico: “Love Politik - Quando la politica diventa marketing” (Castelvecchi). Nel libro è reso in modo esplicito e semplice la complessità di un’esperienza tecnica e la sua metodologia; di come cioè la percorrenza della comunicazione aziendale, il marketing, la vendita di un prodotto, siano traslati nel mondo della comunicazione politica per vendere un’idea. Secondo l’autore i partiti tradizionali sono destinati a scomparire per lasciare il posto a movimenti in cui dominano la comunicazione e le esperienze emotive. Nel suo libro Di Majo compie un viaggio nella politica, si sofferma sulle strategie e gli slogan di presidenti americani ed europei e regala aneddoti curiosi. Il testo ripercorre anche le intuizioni di Gianroberto Casaleggio, fondatore (con Beppe Grillo) del MoVimento 5 Stelle che, secondo l’autore, ha aperto la strada in Italia alla “Love Politik”.

Se nel libro vengono svelati in modo chiaro e affascinante i meccanismi del marketing politico, non così chiaro è il costo politico di una democrazia politica basata sui sondaggi, sulle opinioni e gradimenti vari dell’elettore e sulle grandi campagne di orientamento. Internet, i social, i media sono gli strumenti della politica interattiva del terzo millennio, strumenti formidabili ma che possono far credere e illudere della possibilità di realizzare una democrazia diretta; una visione e due grandi rischi: dall’utopia dell’uomo perfetto all’ideologia della macchina perfetta, dall’uomo che esprime le sue idee per convincere di un cambiamento possibile a coloro che indagando favoriscono gli istinti di masse atomizzate al fine di carpirne il consenso; dall’uomo libero all’uomo pecorone-tecnologico.

Altro aspetto interessante del vecchio che si presenta con i vestiti nuovi, è il mitico intellettuale di massa, che diventa tramite la Rete l’intellettuale collettivo. Se era folle l’idea dell’intellettuale di massa non meglio è l’intellettuale collettivo: la conoscenza si diffonde, si confronta ma è sempre il lavoro faticoso di un individuo. Forse le mie sono le paure di chi ha difficoltà ad accettare il cambiamento, ma l’autore infonde un grande ottimismo quando parla di Love Politik. La politica, per quanto usi gli strumenti del marketing aziendale, con i dovuti aggiustamenti, è amore in quanto non può fare a meno del fattore umano. La politica nasce con l’Uomo, serve ad armonizzare la vita degli uomini, il suo fine ultimo è il benessere della comunità umana.

Ecco, nonostante le tecniche raffinate, i super costi per capire l’humus profondo degli elettori, le strategie comunicative, la politica non sarà mai un prodotto tecnologico ma un valore della convivenza degli esseri umani. Le tecnologie sono già un aspetto importante, uno strumento, che può essere usato come tutti gli strumenti per aumentare la conoscenza, o aumentare la disinformazione, ma anche qui il fattore umano farà sempre la differenza. Un ottimo libro e un breviario per chi si vuole aggiornare ai rischi e alle utilità del mondo social in politica.

Aggiornato il 19 dicembre 2017 alle ore 19:14