Sono Pazzi Questi Renziani

La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche si sta rivelando la corda alla quale il renzismo ha deciso d’impiccarsi.

Se non fosse cronaca quotidiana sarebbe da non credere, da sospettare che siano tutte fake news le notizie che giungono dal fronte d’indagine. Matteo Renzi e i suoi si stanno facendo male da soli. Avrebbero voluto che la Commissione, varata in coda alla legislatura, si trasformasse nella Congregazione per la causa dei Santi per decretare la loro beatificazione. Invece, è diventata il ceppo sul quale i “giovani e belli” del Giglio magico hanno poggiato candidamente la testa. Perché qualcun altro gliela mozzasse. Dopo le deposizioni di Giuseppe Vegas, capo di Consob, del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco e dell’ex a.d. di Unicredit Federico Ghizzoni, le poche certezze che passano agli archivi della Storia ruotano intorno alla persona di Maria Elena Boschi. E non sono belle né buone. L’ambiziosa esponente del renzismo di potere avrebbe raccontato bugie sull’effettivo interessamento al salvataggio, poi fallito, di Banca Etruria. Per come si sono messe le cose è lecito domandarsi: che bisogno c’era di aprire un fronte d’inchiesta altamente sensibile se non si aveva la sicurezza assoluta di poter governare il gioco? I “commissari” avrebbero dovuto scavare a fondo nei meandri del sistema bancario per portare alla luce le criticità e le inadeguatezze che hanno prodotto danni ai risparmiatori e perdite decisive alle imprese e alle famiglie.

C’è stato e c’è un intero sistema del credito nostrano che si è piegato alle logiche di Bruxelles e dei vertici dell’eurocrazia senza battere ciglio. Quattro governi in sequenza dalla fine del 2011 hanno accettato la nuova disciplina europea sulla risoluzione delle crisi bancarie senza prima procurarsi di conoscere l’effettiva situazione creditizia in Italia. Hanno firmato per l’introduzione del bail-in senza preventivamente rivolgere ai banchieri l’unica domanda che avesse un senso: come siete messi con gli incagli e le sofferenze sui denari prestati? Se l’avessero fatto avrebbero scoperto ciò che è venuto fuori dopo, a tempo scaduto. Gli altri partner dell’Unione hanno agito in modo accorto: prima hanno tappato le falle dei loro sistemi interni pompandovi fiumi di denaro, poi hanno consentito che entrassero in vigore le nuove regole. Noi, no. In Italia andava tutto bene, madama la marchesa. “Le banche nel Belpaese sono solide”, parola di Mario Monti. E sebbene al cospetto di un disastro annunciato che avrebbe dovuto portare alla sbarra un mucchio di personaggi delle élite fasulle che dominano, senza averne titolo e qualità, il nostro disgraziato Paese, cosa fa la Commissione? Cincischia sulla questione Boschi. E chi se ne frega di Maria Elena e del suo babbo! Non è Banca Etruria la madre di tutte le nefandezze del sistema bancario italiano. La verità è che i politici, mediamente scarsi, si sono fatti scippare di mano il timone dell’inchiesta da quei gran volponi dei top manager e dei boiardi di Stato. Ad uno ad uno, Vegas, Visco e Ghizzoni si sono presentati in Commissione a raccontare solo ciò che i politici volevano sentirsi dire per poi, come si suole dire, “portarli a spasso” a proprio piacimento.

Cosa altro è se non l’osso lanciato al cane per farlo correre lontano la rivelazione di Ghizzoni sulla e-mail inviatagli da Marco Carrai, amico del cuore di Matteo Salvini ed eminenza grigia del “Giglio magico”, che lo sollecitava a dare risposta sull’acquisto da parte di Unicredit di Banca Etruria? Perché questa notizia viene fuori adesso e non prima? Pezzi d’apparato dei cosiddetti “poteri forti” stanno riempendo di regali natalizi la propaganda dei Cinque Stelle. Cos’hanno in testa? Forse che stiano coltivando il progetto di affidare il Paese a un manipolo di ragazzi inesperti e confusi nella certezza di guidarli occultamente dalle retrovie verso l’esclusivo soddisfacimento dei propri interessi di bottega? E qual è la bottega? E, soprattutto, dove si trova? In Italia o all’estero, in qualche capitale del Nord Europa?

Renzi è stato uno sciocco e uno sprovveduto. Pensava di suonarle ai poteri forti e, invece, esce lui rottamato dall’inchiesta parlamentare sulle banche. Complimenti, bel capolavoro! A parte tutte le promesse mancate, basterebbe questa vicenda per rispedirlo, insieme alla sua combriccola, a Rignano sull’Arno con foglio di via obbligatorio. I Cinque Stelle erano elettoralmente finiti, dopo le deludenti prove di governo offerte nell’amministrare alcune grandi città. La débâcle alle ultime amministrative lo attesta incontrovertibilmente. Ora, grazie alla pagliacciata della Commissione parlamentare d’inchiesta (ha ragione Giulio Tremonti: è una pagliacciata) ci ritroviamo tutti i santi giorni il “premier in pectore” Luigi Di Maio che fa la morale alla politica preannunciando, con la sua ascesa al governo, la nascita della Terza repubblica. Si sente Charles de Gaulle redivivo. Ma siamo impazziti? E c’è in giro anche qualcuno pronto a scommettere che un Partito Democratico opportunamente bastonato nelle urne si preparerebbe a fare da spalla alla leadership grillina che verrà. Per quel che è servita, per ciò che non ha prodotto e per le conseguenze indesiderate che potrebbe provocare, forse era meglio che se la tenevano in saccoccia questa Commissione dei miracoli. Tanto, i risparmiatori gabbati difficilmente rivedranno i denari persi, alcuni politici incapaci del tipo della signora Boschi un collegio sicuro per la rielezione, alla fine, lo rimedieranno e il Paese rischia di perdere un’occasione d’oro per rimettersi in piedi.

Cari compagni del Pd, state cullando il proposito di farla finire in tragedia, in un biblico muoia Sansone e tutti i filistei di fine legislatura? L’augurio è che gli italiani si concedano sotto l’albero un prezioso dono: l’irremovibile volontà di spedirvi tutti a casa al più presto possibile. Buon Natale.

Aggiornato il 22 dicembre 2017 alle ore 21:35