Un programma semplice che entri nelle case

venerdì 5 gennaio 2018


Per lo scatto definitivo il centrodestra deve proporre un programma semplice e condiviso, che sappia entrare nelle case degli italiani. Perché è proprio fra le mura domestiche che i cittadini hanno in questi anni, da Mario Monti in poi, perso completamente la tranquillità. La casa si sa è il luogo dove tutti rientrando cercano quella serenità che serve ad affrontare la vita, il lavoro, la quotidianità. È nell’abitazione che si cerca di godere la famiglia, il senso degli affetti, il riposo rigeneratore, il distacco con l’esterno.

Bene anzi male, malissimo, dal Governo Monti, centrosinistra and company sono riusciti a distruggere fin dentro le case la tranquillità della gente. Anziani, giovani, impiegati, autonomi, commercianti, liberi professionisti, operai e piccoli imprenditori, non sono più riusciti a vivere il tempo domestico e famigliare con serenità. A partire dalle cartelle fiscali, dalla disoccupazione, dagli asili nido, dalla necessità di una visita medica o di una pratica burocratica, da un prestito in banca, l’atmosfera è diventata ossessiva e persecutoria. Da troppi anni nelle case degli italiani non c’è altro che il rompersi la testa per trovare lavoro a un figlio, risolvere un problema fiscale, aspettare una pensione che non arriva mai, riuscire ad avere una visita medica in qualche giorno anziché in settimane.

Da troppi anni in Italia le famiglie riunite a tavola la sera anziché vivere serenamente il focolaio domestico cercano di risolvere al meglio i problemi della vita, chiedendosi ad esempio se valga la pena iniziare una causa per un torto o un sopruso subito, conoscendo i costi e troppo spesso gli esiti dei ricorsi. La giustizia, infatti, sembra ormai più vicina a offrire escamotage ai colpevoli che ristoro alle vittime. Da troppi anni in famiglia di fronte ad una cartella, talvolta pazza, si fa la conta su chi dovrà la mattina alle sei far la fila agli sportelli dell’Agenzia delle entrate, chiedendo magari un giorno di ferie per spiegare al fisco quelle ragioni che ha ingiustamente trascurato. Non solo, ma ammesso che si arrivi a farle valere, i costi per riuscirci non vengono mai rimborsati, perché lo Stato anche quando sbaglia non paga mai. Da troppi governi ci si ritrova magari la domenica a casa a fare calcoli se si riuscirà ad avere un prestito in banca, una dilazione sul mutuo, un fido per fronteggiare un imprevisto, ben sapendo quanto il mondo bancario sia spietato e lontano da certe situazioni. Oltretutto, consapevoli di quanto da contribuenti si sia stati costretti a ripianare i dissesti truffaldini di alcuni istituti.

Da tanto, infine, ci si scervella in casa sul come risolvere una pratica in un ufficio pubblico dove non si trova mai il responsabile e si è sbattuti da un piano all’altro, da una fila all’altra senza mai venirne a capo. Ecco come ci ha ridotto la politica e il centrosinistra dei successi, delle vittorie, dei risultati straordinari e della crisi superata con la ripresa. In famiglia non si dorme, non si vive più sereni, non si recuperano energie al solo pensiero della posta che arriva, del bilancio del negozio, della domanda di lavoro respinta. Per questo la gente è inquieta, esasperata, ossessionata e disgustata dai politici, dai vitalizi, dalle pensioni d’oro, dagli scandali, dai furbetti di Stato, dalla vergogna dei servizi pubblici e dalle tasse che servono per pagarli.

Ecco perché diciamo che il centrodestra deve preparare un programma vincente, capace di entrare nelle case degli italiani, nelle famiglie, nelle stanze dove ci si ritrova per parlare del domani. La gente ha bisogno di avere uno Stato vicino e che funzioni, un fisco semplice, giusto, comprensivo, un sistema bancario disponibile ad aiutare, una sanità efficiente, una giustizia equa e veloce, una previdenza che arrivi in tempo e non alla fine della vita. Il centrodestra può farlo, può fare oggi meglio e più che in passato, può entrare nelle case di tutti per restituire serenità, futuro e lavoro agli italiani che non aspettano altro.


di Elide Rossi e Alfredo Mosca