La “Madre Costituente” Boschi corre in Toscana blindata da Renzi

sabato 6 gennaio 2018


Nell’Italia dell’insipienza politica, dell’ignoranza piaciona e sorridente, della faciloneria fortunata e dei Renzi come dei grillini, non si finisce mai d’arricchirsi di novità. Così dopo la “sindaca”, la “presidente” e la “ministra” è giunta, ed a pochi passi dalle urne, la consacrazione a “Madre Costituente” per Maria Elena Boschi. Non avrà avuto trent’anni il giovane, per sua ammissione del Partito Democratico, che parlava della renziana Boschi come “Madre Costituente” per aver a suo dire “tentato d’aggiornare la Costituzione”. Di rimando s’è chiesto ad gruppo di futuri dirigenti d’Italia se per loro la Boschi fosse paragonabile a Grazia Verenin, a Leonilde Iotti (detta Nilde) a Maria Nicotra... Dopo la domanda il silenzio è piovuto più fragoroso d’un fulmine. Solo uno dei giovin virgulti piddini conosceva la Iotti, ma non come “padre costituente” bensì come ex presidente della Camera e deputato Pci. In quel momento i ragazzi erano confusi, e non capivano perché le appellassi come “padri costituenti”, e perché si trattava di donne. Ho tentato loro di rammentare che, in questo caso, la lingua italiana preveda che per l’attribuzione del ruolo viga un’unica forma invariabile per i generi maschile e femminile, e cioè “padre costituente”. Ma non m’erano sembrati né convinti né interessati. Anzi uno di loro, dai chiari trascorsi grillini, m’ha chiesto se tra quelle donne ci fosse stata Ave Ninchi. Con garbo ho spiegato loro che era un’attrice, che il cinema dell’epoca era più corrispondente alla società di quello odierno. Poi confusione, tutti rapiti dagli smartphone: poco dialogo interclassista e generazionale.

Questo è l’elettorato che con molta probabilità premierà Maria Elena Boschi, la “Madre Costituente”. Certo più femminea delle storiche “padri costituenti” testé citate. Si stenta a credere che oggi le stesse redivive avrebbero fatto compagnia al presidente della Consob come di altre banche ed istituzioni di controllo. Una sorta di madre miciona Boschi. Che allo sguardo austero dei “padri” in gonnella sostituisce occhioni languidi. Suvvia una candidatura val bene un sorriso ammiccante. Poi i tempi sono cambiati, dalle parti della Boschi anche le contadine non votano più per facce a mezzo tra Tina Anselmi e Rosi Bindi. Perché è cambiato tutto, ed il senso pubblico della morale premia chi finisce sui giornali. Perché la gente ti vota solo se ti conosce di faccia, ed indipendentemente dalle singole storie e vicende che accompagnano le candidature.

Ecco che la Boschi viene calata in un collegio toscano, e solo apparentemente senza paracadute. Perché in quel collegio, che non sarà Arezzo (per ovvi motivi), si concentrerà la macchina da guerra renziana. Al punto che i partiti contendenti non vogliono bruciare le personalità di rilievo, certi che la Boschi vincerà a mani basse, nonostante l’astensione superiore al 60 per cento: perché questa è la cifra della fuga dalle urne nella ex rossa Toscana. A questo punto è lecito chiedersi quale “Madre Costituente” potrebbe mai scacciare tanti italiani dalle urne? E soprattutto chiamatela solo Elena, perché nel suo nome avrà origine la guerra e la distruzione della vostra polis.


di Ruggiero Capone