Amnistia e indulto, un convegno contro i pregiudizi

sabato 13 gennaio 2018


Un convegno contro i pregiudizi che accompagnano in politica  le due semplici parole “amnistia” e “indulto”.

Sfidando l’impopolarità e il populismo pre elettorale ieri alcuni costituzionalisti si sono riuniti a Roma nella sala del Senato in via Santa Maria in Aquiro per discutere come reintrodurre in Costituzione un doppio istituto che di fatto, sotto la spinta nefasta di “mani pulite”, è stato cancellato con l’espediente di aumentare la maggioranza parlamentare che dovrebbe approvarlo. Per giunta richiesta, nella proporzione di due terzi, anche  per i singoli articoli dell’eventuale disegno di legge.

I convenuti a questo convegno dedicato idealmente a Marco Pannella e alle sue pregresse battaglie per l’applicazione di questi due istituti per rendere le carceri italiane degne dell’articolo 27 della Costituzione nonché della carta europea dei diritti dell’uomo, erano più o meno tutti d’accordo nel dire che l’attuale situazione sia insostenibile. L’iniziativa è stata promossa dalla Società della ragione, istituzione benemerita, sin dal nome, in un paese sempre più  trazione grillina. Hanno partecipato giuristi e politici vari come Andrea Pugiotto, Gaetano Azzariti, Valter Verini del Pd, Elisabetta Zamparutti di Nessuno tocchi Caino, Davide Galliani,  Vincenzo Maiello e Stefano Anastasia, che ha fatto gli onori di casa per la Società della ragione suddetta. Oltre a tanti altri nomi di docenti di diritto costituzionale in Italia. Tutta gente con le mani nei capelli per l’attuale situazione in cui versano i penitenziari italiani e per la nuova ontologia  della pena  vissuta e venduta dalla politica di casa nostra  come vendetta sociale.

La proposta più originale sentita è stata quella di commisurare la durata effettiva della pena in sede di esecuzione alle condizioni carcerarie. Tanto più il carcere si dimostra invivibile e sovraffollato, tanto più in proporzione la pena va ridotta per raggiungere l’equilibrio dell’articolo 27 della Costituzione  secondo cui la pena non può consistere in trattamenti contrari all’umanità. Richiamato spesso anche il messaggio alle camere dell’ex capo dello stato Giorgio  Napolitano in materia e qualcuno ha ricordato anche il dibattito alla Costituente in materia.

Alla Costituente, per la cronaca, il doppio istituto di amnistia e indulto fu approvato proprio come riequilibratore delle spinte forcaiole sempre presenti nella magistratura italiana fin dai tempi dell’unità d’Italia. Le proposte di revisione dell’articolo 79 della Costituzione nel senso con cui era uscito da tale dibattito costituente sono state quelle preponderanti. Certo, va sottolineato come, dopo quasi 30 anni di follia giustizialista e idolatria mediatica delle toghe di “tangentopoli”, adesso anche  i professoroni si rendono conto che vanno riparati i danni allo stato di diritto apportati da questo interminabile Termidoro italiano.

Un Termidoro a ben vedere alimentato da chi ha costruito su esso la propria fortuna politica e soprattutto editoriale. Il tutto a danno della collettività come nella più classica eterogenesi dei fini.


di Dimitri Buffa