Voto all’estero, come prima più di prima

giovedì 18 gennaio 2018


Le elezioni si avvicinano e con esse fa capolino la maledizione della legge Tremaglia, una sorta di vendetta del Montezuma che più di una volta ha spostato gli equilibri elettorali agendo sui premi di maggioranza. Che ci siano dei brogli sistematici è ormai arcinoto così come è evidente che il centrodestra – estensore del provvedimento in questione – sia quasi sempre stato perculato dal voto all’estero.

Siamo pronti a scommettere che anche questa volta, a tre mesi dall’election day, nessuno – sia a livello governativo sia a livello di partiti politici – si sia preoccupato di avviare la macchina organizzativa tentando di scongiurare la solita fregatura. Quello che è certo è che, in sede di accordo sulla nuova legge elettorale, nessuno si è premurato di disciplinare lo sgangherato meccanismo di voto all’estero (qualcuno per convenienza e qualcun altro per sciatteria).

E così anche quest’anno assisteremo alle lagnanze dei nostri connazionali non residenti in Italia che denunceranno di non aver ricevuto il famosissimo plico e magari scopriremo che qualche solerte postino, qualche compratore di schede elettorali o addirittura qualche cacciatore di voti dedito a sottrarre le schede dalla buca delle lettere ha ordito l’ennesima truffa turbando di fatto il verdetto delle urne. Perché poi solo un ingenuo poteva coniare un metodo di voto secondo il quale l’elettore estero riceve per posta ordinaria la propria scheda onde poi reinviarla con lo stesso mezzo al relativo Consolato. Solo uno che crede alla Befana poteva pensare che in questo marasma non si stampassero schede false (fotocopie a colori) così che i voti fossero superiori ai votanti o le preferenze fossero espresse magari da cittadini già morti. Solo un boccalone non si rende conto che il meccanismo favorisce di brutto gli accumulatori seriali di schede bianche da votare. Poi ci faranno i soliti servizi sui plichi bianchi lasciati incustoditi davanti ai Consolati e noi faremo spallucce perché non ci avevamo pensato. E magari ad elezioni finite scopriremo l’acqua calda e ci saranno nuove testimonianze come quelle dell’italo-tedesco Rosario Cambiano relative al sistema posto in essere dai patronati con sede all’estero che si fanno consegnare i plichi assicurando il servizio di spedizione (e di voto of course).

Una giungla nella quale sguazza anche il crimine organizzato, un meccanismo fatto a posta per premiare i più furbi (ed organizzati) mentre i fessacchiotti cantano la canzoncina con la stella filante in mano.


di Vito Massimano