Tutti a bordo della nave grillina incagliata nel mare del moralismo

giovedì 25 gennaio 2018


È universalmente riconosciuto che Gregorio De Falco abbia fatto un ottimo lavoro in occasione della tragedia della Costa Concordia distinguendosi per capacità di organizzazione dei soccorsi e sangue freddo. L’Italia però è un posto strano per cui il Capitano “anti-Schettino” è passato alla storia più per quel famoso “salga a bordo, cazzo!” urlato via telefono che per i servigi effettivamente resi ai naufraghi. E il nostro Paese è a tal punto bizzarro da trasformare un’intemperanza telefonica in un seggio sicuro in Parlamento, uno sfogo dettato dalla tensione in una carriera politica.

Sì perché Gregorio De Falco deve la sua candidatura nel Movimento Cinque Stelle proprio a quella registrazione telefonica catturata, ingigantita dalla stampa e romanzata fino a impalcarla a emblema del coraggio italico. A ben vedere, la vicenda della Costa Concordia ha dei punti di contatto con la fenomenologia grillina: cosa sono i grillini se non dei moralisti pronti a fare pistolotti insultando gli Schettino della politica solo quando la nave Italia si è incagliata sugli scogli? E dov’era la marina militare pentastellata – ovvero il corpo elettorale a Cinque Stelle – quando la nave Italia faceva continuamente l’inchino al debito pubblico rischiando l’osso del collo? O vogliamo far credere che le continue manovre pericolose non le conoscesse nessuno?

Gli elettori grillini votavano i parrucconi della Casta ben sapendo che, come Schettino, costoro giocavano allegramente con gli scogli. Ma hanno fatto finta di niente fino a quando non è scoppiato il bubbone, fino a quando il moralismo collettivo non ha deciso che la politica era tutto un magna-magna, fino a quando qualcuno non ha risvegliato in loro quel giacobinismo latente che alberga nel nostro Paese rendendolo antifascista a Fascismo finito, anticomunista a comunismo tramontato, antidemocristiano a Dc dissolta e dipietrista a pentapartito ingabbiato.

Adesso è il momento degli anti-casta, un fuoco di paglia che durerà giusto il tempo che qualche nuova ubriacatura collettiva non lo soppianti nel nome di un nuovo qualunquismo.


di Vito Massimano