Sulle liste servirebbe una riflessione

Il Parlamento non è un ginnasio e nemmeno un centro di formazione, è il tempio laico della sovranità popolare costituzionalmente sancita, e chi vi entra dovrebbe essere pronto, preparato e selezionato a farlo. Sia chiaro, a parte l’età, la Costituzione molto giustamente non pone alcun paletto, ma almeno nella Prima Repubblica le Camere erano il punto d’arrivo di una lunga strada fatta di gavetta, esperienze e tappe.

Dalla Seconda Repubblica in poi non è più stato così, o almeno non lo è stato più in buona misura e da parte di tutti gli schieramenti. Insomma, ci si è posti il problema delle quote rosa, ma non quello dell’adeguatezza culturale, professionale, della preparazione generale, delle esperienze personali e di quant’altro fondamentale per rivestire un ruolo tanto importante. Sia chiaro parliamo esclusivamente di metodo, di buon senso, di logica nella selezione di chi non dovrebbe andare in parlamento per formarsi, fare esperienza o peggio ancora spingere un bottone.

Va da sé, infatti, che la classe politica, specialmente quella costituzionalmente più autorevole, dovrebbe essere il fiore all’occhiello di un Paese. Per carità nessuno è perfetto, tutto è perfettibile e anche in Europa nei parlamenti ne vendiamo delle belle, ma da noi certamente più che altrove. Insomma, non può essere un caso se in Italia quando si tratta di preparare le liste dei candidati non solo scoppia la qualunque, ma spesso ci si chiede come sia possibile la presenza di questo o di quella.

Del resto da tempo ormai sulle liste si arriva all’ultimo secondo mettendo, togliendo, cambiando, secondo logiche francamente non esaltanti per il ruolo conteso. Per farla breve alla fine della fiera succede che finiscano in parlamento tante persone sicuramente perbene, sicuramente oneste, ma impreparate, inadeguate e talvolta non attrezzate alla delicatezza del compito, perché?

Perché purtroppo da tanto tempo non solo è praticamente scomparsa la “scuola dei partiti”, anzi forse sono scomparsi i partiti, ma si rincorrono logiche per così dire più “commerciali” che sostanziali. Il risultato di tutto ciò è che ci si ritrova magari un parlamento molto rinnovato ma anche inesperto, immaturo per il compito e non strutturato adeguatamente. Secondo noi non è un gran successo e nemmeno un grande passo avanti, perché se è vero che la politica non può essere il mestiere unico della vita, oppure lo scopo di un’esistenza, è vero anche però che non può essere nemmeno un vezzo, un regalo, una brossura particolare.

Ecco perché in questi giorni in occasione della consegna delle liste per Camera e Senato in tutti gli schieramenti è successa la qualunque e gli elettori hanno visto scintille e fulmini a volte imbarazzanti. Per farla breve, serve e servirebbe che da tutte le parti si ricominciasse a valutare più a fondo il criterio di scelta e selezione, il metodo per arrivare a dama, i requisiti necessari per affrontare un compito tanto delicato quanto autorevole.

Sia chiaro, il nostro è solo un auspicio, una modesta raccomandazione, uno stimolo alla riflessione, un piccolo contributo d’indirizzo a tutti e a tutto. Del resto le difficoltà dei percorsi di un Paese, i passaggi delicati che coinvolgono un popolo, le scelte che conducono i cittadini al superamento di una stagione difficile, hanno bisogno di capacità, esperienza, preparazione e competenza. Al netto di tutto ciò, auguriamo ai concorrenti di prepararsi al meglio, perché la prossima non sarà una legislatura qualsiasi e il cambiamento si gioca anche sul loro livello, affidabilità e credibilità.

Aggiornato il 31 gennaio 2018 alle ore 08:05