Le liste elettorali e la lunga strada del Merito

Ho avuto modo di pubblicare un libro sul merito. L’obiettivo non era un semplice atto di edonismo nel vedere il mio nome su una copertina di un libro, bensì l’avvio di un progetto, rivoluzionario in sé, difficile da realizzare.

Eppure un primo passo era proprio quello di metter nero su bianco non solo la denuncia relativa al mal di merito (troppi libri sono stati pubblicati sugli scandali del clientelismo e delle parentopoli), bensì una proposta concreta, immediatamente attuabile, per selezionare e valutare la classe dirigente.

Dando un’occhiata alle liste dei diversi partiti, ma in particolare del Partito Democratico, è difficile intravedere scelte che siano basate sul merito, inteso come competenza, onestà, territorialità, sforzo, affidabilità. Tante scelte, che la legge elettorale impone di far calare dalle segreterie, non essendoci alcuna espressione di preferenza da parte del cittadino, sono state assunte considerando convenienze in sé, vecchi debiti d’aula da dover onorare, fiducia cieca alla leadership. Così il Partito Democratico, a costo di perdere le elezioni, perché gli italiani ne hanno le scatole piene, schiera anche Maria Elena Boschi, la regina delle banche e il simbolo delle umiliazioni e dei sacrifici patiti da migliaia di risparmiatori fregati. Correrà in Sud Tirolo, confinata nel seggio ma certa nell’elezione.

Tutte da vedere sono anche le sorprese che ci riserverà il 5 Stelle: nelle parlamentarie abbiamo visto più di mille candidati, ove quasi qualsiasi iscritto si improvvisava deputato o senatore. Con la faccia tosta di chi accusa di poltronismo gli altri ma poi appena può non perde occasione di infilarsi.

Anche dal centrodestra a dire il vero ci aspettavamo qualcosa in più, anche se sia Matteo Salvini sia Giorgia Meloni sia Silvio Berlusconi mettono in campo liste decisamente più dignitose rispetto all’indecente spettacolo messo in campo da Matteo Renzi.

Capitolo a parte meritano le quote rosa. Non voglio entrare nel merito se siano giuste o meno, sta di fatto che la nostra legge elettorale le prevede e anche in maniera molto invasiva. Qui la nostra formula del merito resta un po’ spiazzata: chiunque che voglia valutare un politico deve farlo indipendentemente dal genere, dal fatto che sia uomo o donna. Ma se la legge elettorale impone che almeno il 40 per cento delle liste sia composto da un genere, è giocoforza che la strada del merito si sdoppi, magari trovando in alcune regioni l’uomo in lista meno capace di altre donne rimaste fuori (perché il partito deve farlo), mentre in altre viceversa, con donne non all’altezza cui è richiesto di correre perché di alternative non ce ne sono.

Finita la bagarre elettorale e questa sfida che ci vedrà tutti impegnati (e distratti) fino al 4 marzo, occorrerà dunque continuare sulla strada del merito, per far divenire sempre più cittadini ambasciatori del Merito in politica e in qualsiasi campo dirigenziale all’interno dei gangli del potere nostrano.

Forse proporrò un Centro Studi o un Osservatorio, che sappia lavorare in sinergia con altre organizzazioni esistenti e con studiosi, giornalisti, politici, imprenditori, manager, che siano interessati veramente a far vincere la meritocrazia.

Sarà una battaglia lunga, sacrificante, dove sarà necessario essere determinati, chiari e non arrendevoli. Quanto visto in queste liste elettorali ce lo impone, con ancora più forza.

(*) Consigliere regionale del Lazio e membro dell’assemblea nazionale di Fratelli d’Italia

Aggiornato il 03 febbraio 2018 alle ore 08:19