Tanti dubbi a Macerata ma non si tocchi il Tricolore

All’indomani del brutale gesto di Macerata le forze politiche hanno cercato in vari modi di capitalizzare (speculare) sulla vicenda. Ecco che sono saltate nuovamente fuori (per mano del Palazzo) le contrapposizioni tra fascisti e antifascisti. Dimenticando che il fascismo non c’è più nelle istituzioni da quasi ottant’anni e che nessuno dei soggetti presenti oggi in politica può vantare un passato fascista o antifascista.

Detto questo, rimangono forti i dubbi su come e chi abbia fornito la pistola di marca Glock al folle di Macerata. Soprattutto non dimentichiamo che, come avveniva negli anni ’70, qualche manina dei servizi segreti potrebbe aver armato il maceratese delirante. E questo perché il gesto di fatto si sta rivelando utile a chi sotto elezioni cavalca l’eventuale deriva xenofoba in cui sarebbe caduta l’Italia. Tutte ipotesi, di certo sappiamo che alla gente, agli elettori tutti, non interessa granché parlare di razzismo e xenofobia. L’italiano medio non è violento e si agita solo per portare il pane a casa. E questo è di gran conforto alla classe dirigente del Paese, conscia che nessuna folla inferocita caccerà mai i migranti come non tenterà di defenestrare le istituzioni e la dirigenza di stato.

L’uomo di strada, tra un imbroglietto per ottenere un posto da usciere e la promessa d’un lavoro serio dopo la rivoluzione, sceglie sempre e comunque la prima opzione. Anzi, in un bar della periferia romana lo scrivente ha ascoltato un gruppo di buontemponi che si lamentava della liquidità di questa campagna elettorale che, evidentemente sotto tono, non garantisce le laute cene d’un tempo. Sono finiti i tempi dei lauti banchetti, i candidati non offrono nemmeno la mollichella ai piccioni di San Pietro... “nun cacheno pe’ nun magnà” suggerisce un trasteverino. E allora quale strategia delle tensione starà dietro la vicenda di Macerata?

Dovremmo chiederlo alla Boldrini e a Salvini. E poi vorremmo sapere perché una delle pallottole sparate dal maceratese ha colpito un africano indagato come uomo dell’Isis. Chi ha suggerito di sparare a quei sei? Il folle è stato indirizzato o ha fatto tutto da solo? Non dimentichiamo che le Glock sono calibro 9 “parabellum”, quindi armi da guerra con munizionamento speciale e non da tiro a segno. Sono pistole censite, la cui vendita è rivolta a pochissima gente. Sembra davvero strano che una simile pistola fosse in possesso d’una persona qualsiasi. Nella provenienza dell’arma s’annidano eventuali connivenze e legami. Tutta roba che centra davvero poco con gli italiani, con la gente normale. E poi anche la stampa che ha detto che il feritore indossava la bandiera italiana al momento dell’arresto.

Che forse il Tricolore è aggravante? Passi per buona la tesi del tentato omicida, ma non ci si azzardi a porre sul banco degli imputati la bandiera e l’identità italiana. Perché il rischio è che l’Italia assurga per davvero a mera espressione geografica, e per mano di qualche magistrato di sinistra desideroso di fare del Paese il campo profughi dell’Ue. Un sogno che non si ferma con le pistolettate, bensì con leggi e scelte politiche democratiche.

Aggiornato il 10 febbraio 2018 alle ore 11:01