Io te do un “credito” a te, tu me dai un voto a me

A tutto dovrebbe esserci un limite. Se non altro quello del ridicolo, che dovrebbe essere la sanzione più severa che la gente, i popoli dovrebbero riservare a chi stoltamente li offende con la propria insolente audacia prevaricatrice.

Sordo ai richiami ed alle proteste che si sono levate contro la sua candidatura, che non ha mancato di sottolineare “nella qualità di Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma” nel modo stesso in cui l’ha annunziata ai “colleghi”, l’avvocato Mauro Vaglio pare sia deciso a spremere sino in fondo il limone della sua carica per la sua campagna elettorale di candidato del Partito del Comico dal turpiloquio facile, Beppe Grillo. Ognuno, del resto spreme i limoni che ha, bene o male in suo possesso.

È arrivata agli avvocati romani “venerdì 16 febbraio 2018 ore 11-14, La giornata dell’Orgoglio dell’Avvocatura. Ai partecipanti verranno riconosciuti tre crediti formativi ordinari (?). Per visualizzare la locandina clicca qui”.

Che proprio questo sia il momento in cui l’orgoglio dell’Avvocatura abbia una qualsiasi ragione di esplodere così all’improvviso è cosa che, se non evocasse tristezza e, sconforto farebbe ridere. Un orgoglio, poi, “filtrato” da un Ordine come quello di Roma il cui Consiglio è presieduto da Vaglio è una grottesca sceneggiata!

Basterebbe, del resto proprio l’evocazione dei “crediti formativi” per rendersi conto quanto in basso, alla mercè di operazioni parassitarie e di avvilenti imposizioni sia ridotta la funzione dell’Avvocato, del difensore dei diritti dei cittadini. È il caso di spiegare che cosa sono i “crediti formativi” anche quando non se ne faccia l’abuso che Vaglio non esita a farne in questa occasione.

Una balorda disposizione ha prescritto agli avvocati di frequentare un certo numero di conferenze, a ciascuna delle quali è attribuito un tot numero di “crediti” per curare il loro aggiornamento professionale. Che ascoltare gli sproloqui di più o meno autorevoli conferenzieri, senza un piano articolato e coerente delle conferenze, concorra a fornire o allargare ed aggiornare la “formazione professionale” di chi ne sia privo o ne scarseggi, è cosa ridicola più che palesemente sbagliata.

Ma i “crediti professionali” sono serviti e servono a realizzare profitti e vantaggi di organizzazioni che subito sono scappate fuori per metterci sopra le mani. E, poi, se ne è abusato e se ne abusa per attirare avvocati in cavolate per il tempo da perdere. Ricordo che alcuni anni fa ritenni di dover fare la presentazione del mio libro “La giustizia a Roma nei sonetti di G.G. Belli”, organizzata (si fa per dire) dall’Ordine degli Avvocati nell’Aula a Palazzo di Giustizia.

Stava per iniziare la presentazione quando sentii il buon Consigliere dell’Ordine che gentilmente si era adoperato per ospitarci dire: “Abbiamo dimenticato di metterci i crediti, adesso vedo se qualcuno prende i nomi degli avvocati presenti”. Mi sentii i brividi all’idea di essere involontariamente coinvolto in una simile cavolata (a dir poco). Spero che il “rimedio” non sia stato possibile (in quanto avvocato vecchio io non sono tenuto a tale ridicole pratiche di aggiornamenti, anche se proprio i vecchi ne avrebbero, se fossero una cosa seria, bisogno). Scusate la parentesi.

Dopo qualche esitazione (perché amareggiarsi la giornata andando a leggere baggianate?) ho “cliccato” (cioè fatto cliccare: sono telematicamente analfabeta!) e ho visto di che si tratta. Non è un’iniziativa solo di Vaglio, ma di tutti (credo) gli Ordini degli Avvocati. I quali, ad un dipresso, invocano ciò che è detto un po’ più vagamente nel programma elettorale Cinquestelle di Vaglio. Nientemeno la “centralità della giurisdizione”.

Non credo che riuscirei a spiegare a questi signori che lo “Stato della giurisdizione” è, in buona sostanza, l’opposto dello “Stato di diritto”, perché la giurisdizione è, quando come nel nostro povero Paese deborda e si sostituisce agli altri Poteri dello Stato, una forma di odiosa oligarchia che il diritto se lo inventa a suo piacimento. Perché, cari, Colleghi tanto poco orgogliosa reticenza a parlare chiaro? E, poi, i suddetti chiedono che giustizia torni ad essere “oggetto di una adeguata azione legislativa”.

Si direbbe che siano la spalla dei vari Gratteri, Di Matteo e compagni. Chi presiederà l’“orgoglioso” convegno? Credo il Presidente dell’Ordine di Roma. Una volta si poteva dire: chi è il presidente dell’Ordine Forense di Roma? – Vittorio Emanuele Orlando... Oggi si dice: Ma chi è questo Vaglio? è... sì... è il presidente dell’Ordine di Roma.

Con l’orgoglio del caso, Vaglio e altri “orgogliosi”, al pubblico dei beneficiati dei tre crediti formativi ordinari spiegheranno quanto proprio Vaglio ha sostenuto in passato e sosterrà oggi anche (e soprattutto) quale candidato 5 Stelle ubbidiente alle direttive di Beppe Grillo e di Luigi Di Maio: che bisogna abolire (o giù di lì) i termini di prescrizione. Per assecondare la vocazione storico-archeologica dei magistrati eversori. E altre consimili cavolate delle quali dovremmo essere “orgogliosi”.

Avvocati romani! Invece che al Teatro Adriano a sentire il cinquestelluto presidente, andate a pranzo. Ai colleghi di altre città un invito a ragionare. E a informarsi. Anche a costo di dover rinunziare all’orgoglio fasullo presieduto dal giurista grillino.

Aggiornato il 15 febbraio 2018 alle ore 08:01