I nigeriani, le tribù e Leu sogna Boldrini all’Interno

sabato 17 febbraio 2018


Dopo l’omicidio di Pamela Mastropietro e l’arresto dei pusher nigeriani, esplodono le polemiche, e a pochi giorni dalle elezioni. L’Italia parrebbe una polveriera etnica, pronta ad esplodere in mano a chiunque la governi.

Un dirigente della polizia ci chiede l’anonimato ma afferma che “oltre alle moschee abusive, ormai diffuse in tutto il Paese, dove s’annidano pericolosi islamici radicalizzati, ora c’è anche il problema che i nigeriani che hanno occupato palazzi e zone abbandonate di Milano, Roma e Torino si stanno facendo legge per conto loro e si sono costituiti in tribù a difesa degli spazi occupati”.

Abbiamo chiesto al dirigente di polizia cosa significhi costituirsi in tribù e poi difendere uno spazio occupato. “I siti occupati sono spazi che versano in abbandono da decenni - spiega il poliziotto - quindi per chi è entrato illegalmente nel paese è stato semplice portare a termine l’occupazione, insediandovi anche delle centrali di spaccio che permettono loro d’approvvigionarsi di danaro contante. Ora sono basi della mafia nigeriana, che gestisce prostituzione e traffico di sostanze stupefacenti in gran parte dei capoluoghi italiani. Oltre ai rituali dei loro paesi d’origine hanno ricostruito in Italia la struttura tribale, quindi applicano e s’attengono alle leggi della loro tribù per compiere vendette e punire eventuali nemici: moschee abusive e tribù nigeriane sono una sfida allo Stato”.

Principale strumento di difesa delle strutture tribali nigeriane è una sorta di machete, lo costruiscono cantando, ne temprano il ferro accendendo fuochi dentro bidoni di metallo. Il rituale è stato filmato a Milano, e s’è svolto dentro aree occupate. “Terre di nessuno - afferma il poliziotto - rappresenta un problema sgomberare quelle aree, e perché le organizzazioni tribali potrebbero difendere il territorio occupato con ogni mezzo a loro disposizione”.

Il caso dei palazzi milanesi di via Gabetti o le aree dell’hinterland di via Domokos rappresentano per il “comitato di sicurezza” del capoluogo lombardo una terribile gatta da pelare. Si parla di circa diecimila migranti e rifugiati che vivrebbero nelle aree occupate della Lombardia (palazzi occupati e baraccopoli). A Roma una situazione similare è nei pressi della stazione Tiburtina (piazzale Sabatini), dove un ampio parcheggio di servizio a treni e pullman è diventato pian pianino una baraccopoli. Il retro della nuova stazione Tiburtina è diventato il più grande accampamento romano, e per gli addetti ai lavori sarà sempre più difficile sgomberarlo, ed ormai è un accampamento stanziale che il Comune di Roma usa anche per dare una formale residenza a quasi un migliaio di migranti. “Medici senza frontiere” li definisce “insediamenti informali” ed invita i comuni a regolarizzare quelle aree.

Secondo gli esperti lungo la via Tiburtina, all’altezza di Tor Cervara, i migranti nigeriani, che vivono negli edifici abbandonati (ex fabbriche e capannoni industriali dismessi) si sarebbero già organizzati in strutture tribali. Quindi non riconoscono lo Stato italiano, ma intendono occupare ed usare il territorio che li ospita. Gran colpa è dello stesso Stato, che non ha saputo imporsi, obbligando i migranti a rispettare le leggi dello Stato che li ospita.

Ora è arduo spiegare a queste popolazioni che necessita rispettare le leggi italiane, che costituirsi in tribù o in comunità nelle moschee abusive non elide il rapporto con le normative italiane.

Se in molti reputano che queste emergenze sussistano solo a Roma e Milano, ricordiamo loro che ormai migliaia migranti vivono per le strade di Bolzano (sono stati respinti da Austria e Croazia), ma anche a Campobello di Mazara in provincia di Trapani, o alle frontiere di Como e Ventimiglia.

Senza contare gli ex ospiti dei Centri di identificazione ed espulsione (Che) di Bari, Udine, Gorizia, Roma, Torino, che oggi vivono nelle migliaia di “luoghi informali” occupati in tutto lo Stivale, da Nord a Sud. Alcuni esponenti di CasaPound si domandano “se è reato la ricostituzione del partito fascista perché non è altrettanto reato costituirsi in organizzazione tribale?”. Intanto l’uomo di strada percepisce sempre una maggiore insicurezza, temendo che la propria abitazione possa finire nelle mire di organizzazioni tribali. L’esempio ci giunge dalla Sicilia (nei pressi di Palagonia), dove un gruppo di migranti, dopo aver ucciso una coppia di anziani, ne aveva occupato la casa.

La situazione potrebbe ulteriormente precipitare se Liberi e Uguali (il partito di Pietro Grasso) spuntasse un bel risultato, e perché pretenderebbe di mettere Laura Boldrini al Viminale e di confermare Valeria Fedeli all’Istruzione. Confidiamo nell’intelligenza dell’uomo della strada.


di Ruggiero Capone