La sfida di Gasparri e Diaconale

Giovedì 15 febbraio, presso un noto locale romano, il capolista per Forza Italia della circoscrizione elettorale Lazio 2, Maurizio Gasparri, ha patrocinato l’autopresentazione dei candidati Golfo Lella e Arturo Diaconale. Ne sono emersi aspetti politici di sicuro interesse per questa campagna elettorale, anche con qualche notazione polemica nei confronti di avversari che si vorrebbero “onesti e puri”, ma rischiano soltanto di collezionare pessime figure. L’obiettivo primario per i candidati centristi è di conquistare il consenso di molti indecisi, spiegando con grande impegno le ragioni della proposta di Forza Italia. Golfo Lella ha fatto riferimento a fondamentali iniziative del partito che riguardano le donne, come il sostegno all’occupazione femminile, all’apertura degli asilo nido e alla necessità di garantire una maggiore presenza al femminile laddove si decide l’economia del Paese, rivendicando in proprio il successo di aver introdotto quote rosa del 30 per cento nelle società partecipate.

Ovviamente, ha trovato spazio il tema del giorno dei fatti di Macerata e del rilancio di un antifascismo di maniera da parte della sinistra del politicamente corretto, favorevole all’accoglienza indiscriminata, che fa velo ai reali problemi di fondo dell’immigrazione irregolare e dei rimpatri di coloro che non hanno diritto a rimanere in territorio italiano. Poi, la rivendicazione della flat tax al 23 per cento, in modo che il contribuente possa sapere con sufficiente anticipo quanto investire e risparmiare rispetto al suo reddito reale. Diaconale, ricordando il suo sodalizio con Gasparri che lo ha fortemente voluto nel Consiglio di amministrazione della Rai, confessa di essersi candidato per puro spirito di servizio e promette di “fare l’esame del sangue” a coloro che arriveranno dopo il 4 di marzo, avendo sperimentato quanta poca importanza si sia data finora ai consiglieri designati dalle opposizioni, in un’azienda pubblica radiotelevisiva sotto dittatura tosco-renziana.

Gasparri, da parte sua, ha espresso seri dubbi sulla possibilità di una “Grosse koalition” alla tedesca con il Partito Democratico, dato che quest’ultimo ha condotto battaglie indegne contro Silvio Berlusconi ed è da sempre antitetico al centrodestra. Il rimedio ai terribili fatti di Macerata, con l’orribile assassinio di Pamela Mastropietro, non sta nella legalizzazione della droga, né nel compiere ritorsioni armi in pugno contro immigrati innocenti, perché nessuno deve sostituirsi allo Stato, anche se quest’ultimo è chiamato ad agire con misura e fermezza contro i fenomeni delinquenziali che creano un forte allarme sociale. Oggi, chi uccide per legittima difesa si vede rovinata per sempre la propria vita. E, poi, bisogna liberare le forze di polizia da vergini di ferro come quella attuale sulla tortura. Forza Italia ha impedito, a esempio, che venissero identificati con un codice numerico gli agenti in servizio d’ordine pubblico, dato che una simile misura avrebbe dato luogo a strumentalizzazioni di ogni tipo, lunghe e faticose da aggredire in tribunale. Non è possibile ignorare aggressioni violente verso chi veste la divisa e fa il proprio dovere, mentre si tollerano comportamenti indecenti di extraparlamentari di sinistra che inneggiano alla foibe! Occorre tornare tutti ai valori di libertà, ricordando che Berlusconi ha dato da parte sua un ottimo esempio, lasciando sempre ai giornalisti delle sue testate la facoltà di esprimersi liberamente.

Se la presenza degli stranieri in Italia non supera il 10 per cento, è pur vero che i reati loro riferiti sfiorano il 40 per cento del totale, con relativo sovraffollamento carcerario delle presenze di extracomunitari. Per l’Africa, invece, serve davvero un nuovo Piano Marshall in modo da arrestare l’attuale invasione e dare seguito a misure concrete per allontanare seicentomila clandestini. Tornare alla famiglia tradizionale, infine, è un imperativo del centrodestra perché siamo tutti nati da un uomo e una donna: no, dunque, all’utero in affitto. E se gli elettori non dovessero dare al centrodestra i numeri, allora meglio rivotare.

Aggiornato il 20 febbraio 2018 alle ore 07:54