Sciocchezzario immigrazione

Vocabolario e sciocchezzario. Non proprio la stessa cosa, quindi. Ed è con il secondo tipo di abbecedario che noi affrontiamo da incoscienti la problematica complessa e autodistruttiva dell’immigrazione senza ordine e confini; quella dei disperati con terra e con patria, ma senza smartphone e, soprattutto, né diritti democratici né pane da mettere in tavola. E non saprei quanto i primi siano meno necessari del secondo. Ho vissuto in prima linea, a livello istituzionale, l’insorgenza tumultuosa del dramma di oggi, quando nel Medio Oriente dilagarono le primavere arabe, dopo la distruzione folle dell’Iraq di Saddam per mano di un’amministrazione Usa del tutto impreparata a gestire la fase dell’occupazione di un Paese estremamente complicato, in quanto mosaico di etnie e di fedi religiose una volta tenute assieme da un legante autoritario e, forse, terribilmente necessario. Quella incosciente impreparazione di tutto l’Occidente l’abbiamo pagata con decine di migliaia di vittime nostre e, quel che è molto peggio, con l’Isis, con le guerre civili in Iraq, Libia e Siria che hanno fatto altri milioni di morti soprattutto tra i civili innocenti. Di che vergognarsi, quindi.

Sono questi nostri sensi di colpa, oggi, che ci impediscono di trovare strumenti adatti a governare una migrazione epocale dall’Africa centrale, che utilizza il colabrodo libico e in parte tunisino, per inondare di profughi economici Italia e Grecia, gli attracchi marini della Ue difesi solo a parole dagli altri Stati membri. Diciamo subito due cose: la Convenzione di Ginevra sui profughi è un ferro vecchio della estinta e sepolta Guerra Fredda e va, quindi, archiviata e cambiata radicalmente alla svelta, essendo uno sconsiderato Cavallo di Troia attraverso il quale passano legioni di invasori che, poi, è impossibile rimandare pacificamente indietro. Le loro audizioni da parte delle nostre autorità competenti all’asilo sono in moltissimi casi fuorvianti e prive di riscontri oggettivi, in quanto, per la Convenzione stessa, non è possibile per chi accoglie ottenere informazioni sui richiedenti asilo dai rispettivi Paesi di origine. Giusto in principio per gente che fugga da regimi dittatoriali; sbagliatissimo in caso contrario. Solo se vi va molto bene qualche impronta digitale la trovate già presente nei record criminali di Eurodac. Quindi, stiamo raccogliendo il mare con un secchiello forato.

Secondo aspetto. Lo dico forte e chiaro: serve un colonialismo “buono” che sostituisca quello predatorio “cattivo” delle ex potenze coloniali. Tuttavia, anche quello attuale delle multinazionali (cinesi, in particolare!) deve essere denunciato fuori dai denti, perché fa molto peggio del suo tristo predecessore. Ma, c’è una premessa da fare: la politica neocoloniale deve essere un vero e proprio “commissariamento” internazionale dei poteri corrotti e genocidiari che infestano e insanguinano molti dei Paesi africani, che esportano verso l’Europa i loro carichi dolorosi di giovani migranti svuotando di energie fresche le terre di origine, per venire a elemosinare welfare e assistenza in Occidente. Non dobbiamo consentire questa loro umiliazione lasciando che sfoci spesso in violenza, in nuovo schiavismo da parte dei circuiti esterni e interni della grande criminalità organizzata. Del resto, perché gli africani dovrebbero integrarsi in un’economia come la nostra che è la naturale nemica della loro Humanitas? Quando gli europei migrarono in America avevano la testa nella logica produttivistica dell’industria occidentale. Quindi, i nuovi arrivati non possono fare granché per restare onesti, tranne che dilagare nei commerci ambulanti non autorizzati, o disseminare le nostre città di paccottiglie prodotte in Asia. Partiamo da qui per ragionare serenamente.

Aggiornato il 27 febbraio 2018 alle ore 08:09