Ancora sul perché del mio voto di domenica

venerdì 2 marzo 2018


Credo di aver scritto e proclamato quanto dovrebbe bastare in ordine a quello che sarà il mio voto di domenica. Mi accorgo però che per molti, anche tra quelli che seguono da tempo le mie prese di posizione, conoscono i miei convincimenti e l’oggetto più frequente delle battaglie mie e del gruppo degli amici con i quali ho un’intesa quotidiana e una collaborazione assidua, c’è una tendenza a valutare su piani diversi le stesse situazioni e a porsi e a pormi interrogativi cui non può mancare una pur sintetica risposta.

Sulle schede elettorali non troveremo il simbolo, il logo del “Partito dei Magistrati” (Pdm). Ma tutti quelli che mi seguono sanno che la presenza di tale partito è per me indiscutibile e che è centrale per la scelta del voto e per la valutazione dell’esito di esso. Anche per l’atteggiamento rispetto al Pdm, non credo affatto che non vi sia che un “voto contro”.

È cosa diversa, infatti, un voto non di dispetto e di rivalsa, ma un voto che valga in qualche modo, anzi nel modo migliore possibile, a contrastare disegni, prestigio, forza, alleanze, prospettive di questo partito eversivo, che non c’è nella scheda elettorale. Nessuno mi venga a dire che il Pdm è “trasversale”, è nella Destra e nella Sinistra, nella politica e nell’antipolitica. Nossignori. Questa è una solenne baggianata.

Il golpe giudiziario che ha travolto la Prima Repubblica e il sistema politico che in essa si era imposto fu un golpe sostenuto dalla Sinistra, dal Partito Comunista (e suoi eredi) venuti in essere attorno a una parte della magistratura apertamente votata alla “via giudiziaria al socialismo” (ma contro il Psi, secondo la strategia comunista!) che, infatti, fece salva solo i comunisti e quelle frange dei “cattolici di Sinistra” a essi vincolati. E fece il golpe a loro beneficio. Quelle stesse forze, con una partecipazione divenuta pressoché totale della magistratura delle varie tendenze (operazione Violante), si scatenarono contro Silvio Berlusconi che, se non scese in campo contro il golpe giudiziario, fece tutto ciò per raccogliere i cocci e “salvare il salvabile”, impedire che ne beneficiasse subito il Pci. Visione certo monca e miope. Ma tale che fece di lui il nemico numero uno del Pdm.

I decenni berlusconiani sono stati segnati da un progressivo debordare del potere giudiziario sugli altri poteri dello Stato e da una lotta impudente, un vero “squadrismo giudiziario” contro Berlusconi. Aver sempre avuto la pistola dei golpisti in toga puntata alla testa ha, di fatto, aggiungendosi a una visione tutt’altro che chiara del proprio ruolo liberale, impedito ogni politica di ampio respiro. La persecuzione giudiziaria, che può essere negata solo dai ciechi e dai sordi e, soprattutto, dagli stolti, ha logorato anche i rapporti interni del centrodestra, facendo accentuare il peso della Lega, immune da tale prova persecutoria.

La demonizzazione di Berlusconi è stata perseguita con petulanza e pertinacia. Dando i suoi frutti, in aggiunta alla demolizione giudiziaria vera e proprio dell’Uomo. Votare contro la politica del Partito dei Magistrati non può dunque non comportare l’esclusione sia del Partito Democratico, erede e beneficiario per anni e anche al presente di questa originaria campagna di squadrismo giudiziario, sia della sua componente cattolica, altro beneficiario.

Il Movimento 5 Stelle, che è l’espressione di una subcultura di sinistra e dei suoi sedimenti e liquami, è del pari, e anche più apertamente e sconciamente, una tifoseria del Partito dei Magistrati e una fucina dell’estremismo giudiziario e forcaiolo. E poiché mi ritrovo qualcuno che mi domanda dei cosiddetti Radicali, pur avendo gran voglia di considerare chiuso ogni discorso che li riguardi sin dal 1988, a questo punto non posso fare a meno di sottolineare che la grande diserzione voluta e proclamata in quell’anno li rese “neutrali” e complici nei confronti del golpe che stava per scatenarsi che si è giovato pure di una totale loro assenza sul fronte contro l’eversione giudiziaria. Assenza appena camuffata da un generico, vago e astratto richiamo alla giustizia giusta e a una “umanitaria” critica del sistema penale e carcerario. Mai una parola contro il Partito dei Magistrati! E accattonaggi presso un Berlusconi ancora “aperto a tutti”, poi presso un Matteo Renzi del “Partito della Nazione” etc. etc..

Voto per il centrodestra perché è tuttora l’obiettivo da demolire e demonizzare del perdurante golpismo giudiziario, di cui la storia non è motivo di rivalse e di vendette, ma mezzo di chiara interpetrazione del presente. Certo non mi illudo che Berlusconi abbia appreso dai fatti che non basta affidarsi all’avvocato Niccolò Ghedini per ripararsi dai colpi di “alcuni pm comunisti”. La centralità della lotta alla violenza politica giudiziaria non ha esponenti. Non posso infatti votare… per me stesso! Ma credo che parlare chiaro, resistere nel voler ragionare sia l’unico modo di far volgere il nostro destino verso momenti migliori. E auguro a tutti di poterlo vedere e vivere senza tanto attendere.


di Mauro Mellini