Berlusconi respinge il Pd di Renzi

venerdì 2 marzo 2018


Silvio Berlusconi cerca di tenere la barra dritta, soprattutto di non cedere a “grosse koalition” e triumvirati vari, cosciente che Matteo Renzi e Paolo Gentiloni (complice il capo dello Stato, Sergio Mattarella) tentino di coinvolgerlo in un “governissimo” che diluisca le responsabilità e stritoli patrimonialmente i contribuenti.

Tra le leve persuasive, gli emissari del Partito Democratico starebbero ventilando al centrodestra l’ipotesi che i “5 Stelle” possano allearsi con “Liberi e Uguali” di Pietro Grasso. Quest’ultima è un’ipotesi plausibile, ma solo se i pentastellati uscissero dalle urne con un 35/38 per cento e “Leu” raggranellasse un 4 per cento: l’alleanza tra le due formazioni permetterebbe di spostare a sinistra l’asse dei pentastellati rendendo egemone la componente grillina ex Rifondazione, corrente che remerebbe contro le intese col Pd e preferirebbe alleanze con Leu e forze “gruppettare” ex comuniste. Si tratta di uno scenario che non piace a Berlusconi e, soprattutto, terrorizza il ceto medio. Previsione che porterebbe a morte prematura ogni progetto del Pd renziano, rendendo lo Stivale ancor più un paesaggio lunare, un campo profughi dell’Ue. Ma Berlusconi ha deciso di non fare accordi con Renzi e Gentiloni, certo che simili strade (M5s più Leu) non possano che riportare il Paese alle urne entro una decina di mesi.

Intanto il Pd è in grosse difficoltà, e la direzione dei democratici teme (parlano i sondaggi) che sia sfumato il ruolo di primo partito. “Ce la giochiamo sul filo dei voti per essere il primo partito – ha detto Matteo Renzi – Fare del Pd il primo partito è importante per l’Italia”. Così Renzi affida a Facebook la sua preghiera da democristiano cibernetico: “Ora vi chiedo una mano – ha scritto il segretario Dem – non lasciate questo Paese nelle mani di chi odia”.

Intanto i più acerrimi nemici del Movimento 5 Stelle si stanno dimostrando i parlamentari che non si erano decurtati lo stipendio; voci di corridoio avvalorerebbero il loro passaggio in Forza Italia e in Fratelli d’Italia già da marzo 2018. Ma Luigi Di Maio sembrerebbe non dare peso a questa notizia, certo che la sua squadra di governo possa attrarre altri consensi. Di diverso avviso i sondaggi, che oggi danno in calo sia il Pd che il M5s. A tal proposito Renzi attacca: “Perché non abbiamo fatto anche noi la squadra di governo come i Cinque Stelle? Perché noi una squadra di governo ce l’abbiamo già e non abbiamo bisogno di giocare a Fantacalcio con le figurine”.

Berlusconi ha ribadito alla trasmissione Agorà che non ci sarà “nessun governo di scopo o unità nazionale. La prima moralità in politica è mantenere gli impegni – ha detto il Cavaliere – sono sicuro che non si rivoterà tra un anno, perché il centrodestra trainato da Forza Italia raggiungerà la maggioranza in Parlamento e potremo così eleggere un governo stabile, con la capacità di durare per cinque anni”.

Ma se ciò non avvenisse, Berlusconi giura che non aiuterà la nascita di triumvirati e “grosse koalition”, e che lascerà pentastellati e Leu a mal governare, per poi tornare in pochi mesi alle urne. A quanto sembra nemmeno lo spauracchio dei grillini al governo potrebbe giustificare l’alleanza tra Pd e Forza Italia.


di Ruggiero Capone