Non è lo sbarco in Normandia

È incredibile quanto il mondo di sinistra e radical chic, dalla politica all’informazione, dopo aver sparato a zero sui grillini ne abbia accolto il risultato come fosse lo sbarco in Normandia. Noi che al contrario siamo stati punzecchiati per scarsa ruvidità nei confronti di “Giggino”, diciamo oggi: “non sia mai”. Sì, perché non si tratta solo di chiudere gli occhi sui fallimenti riscontrati dalle esperienze di governo grilline, ma di trascurare altri pericoli.

Al di là dei giudizi che fino a oggi sono desolanti su Roma, Torino e Livorno, esiste un rischio di saldatura politica con la sinistra più sinistra che ci sia. Insomma, un eventuale Governo Di Maio potrebbe partire solo con l’appoggio o con l’ingresso dei Dem, di Leu e di quella parte del Pd che rappresenta tutto il neocomunismo e cattocomunismo possibile.

Del resto, solo un ipocrita potrebbe dimenticare le proposte elettorali di questi ultimi: patrimoniale, ripristino Imu, tasse sulle proprietà e sui risparmi. Per non parlare dello statalismo, della contrarietà alle privatizzazioni e della spinta a un assistenzialismo ancora più devastante che fa scopa con il programma grillino. Dulcis in fundo, il giustizialismo, l’invidia sociale, il rifiuto del dissenso, la convinzione di essere i predestinati e quant’altro faccia parte del più classico armamentario veterocomunista.

Insomma, cosa uscirebbe da una maggioranza di governo formata dai grillini, la cui stragrande parte è già postcomunista e tutti gli altri che postcomunisti lo sono da anni? Per questo diciamo “non sia mai”, anche perché il Paese, scampato il pericolo di un fantomatico neofascismo, si ritroverebbe nel più rischioso neocomunismo. Confidiamo dunque nella saggezza del capo dello Stato che, oltretutto, terrà certamente conto del significato di “coalizione” e dei numeri conseguenti usciti dalle urne. E se fosse stallo? Meglio non insistere oltre e tornare al voto presto, molto presto.

Aggiornato il 09 marzo 2018 alle ore 08:09