Sondaggi e scenari

In occasione del quarantesimo anno dalla strage di via Fani, ecco che in Italia si scorge all’orizzonte la realizzazione di un sogno che, da Aldo Moro in poi, ha disturbato il sonno di molti politici: “Le convergenze parallele”, ovvero una sorta di equilibrismo funambolico che da solo può trasformare un politico in un virtuoso, in un arguto pensatore capace di bizantinismi di altissimo livello. Fuffa inutile? Sì ma molto apprezzata dagli addetti ai lavori.

Solo che, mentre una volta gli statisti ci vedevano lungo ma avevano il problema di far digerire alla società una visione per la quale gli elettori non erano ancora maturi, oggi il procedimento è esattamente inverso. Si parte infatti dai sondaggi per poi adeguare a ritroso le strategie e il registro verbale. E guarda caso, proprio un sondaggio Swg pubblicato sul quotidiano “Il Messaggero” racconta di un clamoroso balzo in avanti della Lega che – forse all’indomani del ventilato accordo con i Pentastar – guadagnerebbe il 4,9 per cento passando al 22,3 per cento (a soli dieci giorni dal voto). Coloro i quali nel centrodestra si sono invece dimostrati refrattari al dialogo con Luigi Di Maio perdono di brutto: Forza Italia tracolla di 3,5 punti passando al 10,5 per cento, mentre Fratelli d’Italia perde l’1,3 per cento e passa al 3,1 per cento. Giusto per vedere l’effetto che fa, anche i grillini vengono accreditati di un 1,8 per cento in più arrivando all’impressionante cifra del 34,5 per cento.

Ciò significa che anche al popolo della Rete, dopo che la politica e l’antipolitica se le sono date di santa ragione, un accordo tra la casta e l’anticasta piacerebbe non poco. Questi sondaggi sono stati benzina per i nuovi protagonisti della Terza Repubblica tanto che più di qualcuno, sia tra i pentastellati sia nel centrodestra, ci sta pensando; ossia sta accarezzando il sogno di conciliare l’inconciliabile facendo un dream team di Governo che piace alla gente che piace. Dapprima magari con il compito di fare solo la legge elettorale e poco altro per poi vedere come la prende l’elettorato ed eventualmente continuare oppure far saltare la legislatura presentandosi come i salvatori della Terza Repubblica, coloro che hanno fatto la legge elettorale e il Def.

Poco male se qualcuno – soprattutto nel centrodestra – non ci sta: per loro c’è la minaccia neanche troppo velata di andare subito alle elezioni con relativo annientamento (sondaggi alla mano). I refrattari, se il progetto dovesse andare in porto, saranno strattonati in maggioranza, costretti a fare di necessità virtù rassegnandosi a consentire al capo delegazione di professare coerenza tanto da aver portato “spintaneamente” tutta la coalizione al Governo con Giggino.

Tanto, Lega e Pentastar da soli avrebbero i numeri per l’autosufficienza in Parlamento, ergo il potere di interdizione della restante parte della maggioranza sarebbe ridotto al nulla. Delle comparse, insomma. L’irrilevanza in termini numerici di Silvio Berlusconi all’interno della maggioranza servirebbe a far digerire all’elettore grillino l’onta di stare in maggioranza con lo Psiconano facendolo sembrare come il vecchio pensionato un po’ suonato che guarda gli operai mentre fanno gli scavi dispensando consigli anche se nessuno gli dà retta. Berlusconi quindi in questo caso si aggiungerebbe a una maggioranza in grado di fare da sola.

Andrà così? Impossibile dirlo anche perché gli scenari sono dannatamente in evoluzione. Se ciò dovesse accadere, da una coalizione così innaturale non potrebbe nascere nulla di buono. E i sondaggi, si sa, sono spietati, non conoscono giustificazioni e non ammettono scusanti: cambiano con estrema versatilità.

Aggiornato il 17 marzo 2018 alle ore 08:17