Bisogna far presto per la Siria

Uscire dallo stallo politico e avere un governo nel pieno delle sue funzioni per affrontare la crisi siriana anche e soprattutto prima del prossimo Consiglio europeo previsto per fine giugno. Se non fosse per il rispetto che nutriamo per le vittime di una simile sciagura e se non ci bruciassero le circostanze che hanno originato questa guerra civile (le cosiddette Primavere arabe), scoppieremmo in una fragorosa risata.

Quindi questi signori – che si sono stancati di mostrarsi intransigenti e coerenti con i risultati elettorali bramando per fare un accordo – vorrebbero farci credere che è per la situazione internazionale che bisogna fare presto. Questo pensierino infantile ci ricorda tanto le giustificazioni che utilizzavamo quando andavamo a scuola impreparati: è morta nonna, si è allagata casa, mamma è stata male e castronerie simili utilizzate per non ammettere la nuda ed inconfessabile verità: la pigrizia si era impossessata di noi facendoci preferire il buon vecchio pallone allo studio della letteratura latina. E invece no, rendevamo serioso il fancazzismo appesantendolo con scuse gravi e da cimitero.

Ma quand’anche la situazione internazionale costituisse vero motivo di preoccupazione per le alte cariche dello Stato, quale valore aggiunto potrebbe avere il governicchio di una nazione di gregari come l’Italia nell’ambito della crisi internazionale? E come potrebbe incidere in sede sovranazionale la nostra bistrattata Nazione soprattutto nell’ambito di una istituzione come l’Europa che storicamente non ha mai preso una posizione univoca facendo costantemente la figura del bradipo politico in occasione di ogni tensione diplomatica mondiale? L’Europa farà ciò che ha sempre fatto in questi casi e cioè andare in ordine sparso. Non è necessario quindi uno storicamente inascoltato Governo tricolore in carica per moralizzare una Istituzione che non c’è e che non si fa certo influenzare dall’Italia (come per i migranti, la guerra in Libia, l’Iraq, ecc).

Eppure lorsignori hanno la faccia tosta di ciulare nel manico della crisi internazionale piuttosto che ammettere di essersi incartati avendo bisogno di un inciucio per venire fuori dalla situazione di melma in cui questa legge elettorale ha cacciato il Paese.

Stenti a credere che la politica possa essere così cialtrona e meschina fino a quando non odi provenire dalla vicina televisione il coretto unanime di coloro che ti fanno la supercazzola sulla tensione siriana. Fulgido (ma non unico) esempio è Pietro Grasso, il quale afferma che “la crisi in Siria rende necessaria un’accelerazione sulla soluzione della crisi, sul trovare intese e non attendere le elezioni regionali per poter stabilire i rapporti di forza all’interno delle coalizioni” (che poi i rapporti di forza li abbiamo già misurati alle elezioni politiche per cui questo giochetto a chi urina più lontano in Molise non si capisce proprio).

Tra poco ci verranno a raccontare che c’è il Def alle porte e gli impegni presi con l’Unione europea che incombono quando sarebbe più semplice ammettere di essersi impantanati senza sussultare al grido ipocrita “lo si fa per la Patria!”.

Aggiornato il 13 aprile 2018 alle ore 12:17