Cambiano le regole, peggiora il giuoco

Che sta succedendo nel (cosiddetto) mondo politico? Dicono che sono in corso le “consultazioni” del Presidente della Repubblica per la formazione del nuovo Governo? Siete proprio sicuri che si tratti di questo? Può darsi che non siano stati ancora trovati i nuovi termini per definire ciò che accade e che rifarsi al lessico della Costituzione e delle sue prassi applicative sia una necessità. Ma forse sarebbe meglio che qualcuno cominciasse a dire la verità: si tratta di altro. Con la mania idiota del “nuovo è bello” è venuto fuori un casino in cui raccapezzarsi e pretendere che ci si raccapezzi il cosiddetto “cittadino comune”, la cellula vitale del popolo sovrano, è una solenne baggianata, una truffa dell’ampio campionario conosciuto e da conoscere.

Si sta facendo oggi e, secondo voci non meno attendibili di quelle che dovrebbero essere ufficiali, ne avremo ancora per più di un mese, quello che non si è fatto prima delle elezioni e con le elezioni; anzi quello che si è ritenuto di poter “scansare” perché il casino elettorale avrebbe eliminato il fastidio e l’incapacità di fare.

C’è un episodio che, pure nella modestia della sua intrinseca natura di espediente di avanspettacolo è significativo di ciò che avviene nel cosiddetto mondo politico e di ciò che tranquillamente può avvenire. È la storia del “programma” dei pentastellati approvato con voto “universale, diretto e telematico”; espressione, quindi, di quella “democrazia diretta” cara all’antipolitica di Beppe Grillo, ma (parce sepulto) anche a quella di Marco Pannella e di chi sa quali altri “innovatori”. Quel programma di punto in bianco è scomparso, sostituito da un altro per più versi contrario e opposto. È grave? Per quel che valgono i programmi, specie quelli sbandierati e consacrati come espressione della volontà della “base” è solo una questione di tempo e di modalità del realizzarsi della naturale destinazione di quel “coso”. Più singolare è il fatto che di quella mossa da giuoco delle tre carte non si è accorto nessuno, né dentro né fuori del cosiddetto “Movimento”, né prima né dopo le elezioni, se non l’altro ieri, per una “malandrinata” (così diceva una volta Ferrara) di un giornalista che di internet se ne intende parecchio.

Ma non si cambiano, con colpi da mago Zurlì, solo i programmi e solo prima delle elezioni. Nel corso delle cosiddette consultazioni (e qui veniamo al dunque) pare che siano cambiati i partiti, certe coalizioni. I “coalizzati” sono diventati nemici, poi si sono di nuovo alleati. Gli schieramenti si sono “aperti”, poi “richiusi”.

Si spera su alleanze, tra forze (?!) che gli elettori hanno avuto buone ragioni di considerare contrapposte, quelle tra le quali si stava giuocando la partita. Si confida che quelli presentatisi come alleati si dividano e si combattano. Insomma, ad opera del Presidente della Repubblica (o chi sa di chi) si sta facendo oggi quello che avrebbe dovuto e potuto farsi alquanto prima di andare a votare, quando invece le forze e, soprattutto, le debolezze politiche non si preoccuparono d’altro che di ritagliarsi una legge elettorale che avrebbe dovuto comunque trasformare i voti (così come preannunziato dai sondaggi) in tanto maggior potere per lorsignori, previa “nomina” di cosiddetti rappresentati del Popolo.

Se si aggiunge che a tenere il banco di questo giuoco “a regole varianti”, con il compito reale di dare un significato, ex  post, un volto, un valore al voto è affidato al più moderato (è meglio usare termini “moderati”) tra i presidenti che ha avuto la nostra Repubblica, avremo compreso almeno un po’ del gran casino in atto. C’è un detto, passato di moda e decisamente ignorato: “Quando non si sa che fare si fa una riforma”.

Ma pare che non ci sia nemmeno bisogno di farla. Basta applicare la regola che le regole valgono se conviene. E se conviene si fa come se ce ne fossero altre. E si chiamano “consultazioni” i casini in corso.

Aggiornato il 18 aprile 2018 alle ore 19:38