I dolori de(la) giovane Werter

Si sussurra che alla Germania non sia gradito il nome dell’economista Paolo Savona e causa delle sue dichiarazioni sull’Europa a tradizione tedesca. Egli ha affermato che nel periodo che va dalla prima alla seconda Guerra Mondiale, la Germania nazista tentò di conquistare l’Europa con le armi ed oggi lo fa attraverso una politica economica finanziaria e commerciale da imporre a tutti i paesi, tant’è che quando un leader non le è gradito lo fa fuori invitando le banche tedesche a vendere i titoli di stato italiano in modo da far raggiungere lo spread a quota 500 ed a far dimettere il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi e nessuno si inalbera.

Il prof. Paolo Savona ha omesso di dire che già in precedenza i tentativi di conquistare l’Italia da parte dei popoli tedeschi si erano già manifestati. Che gli economisti e i sociologi tedeschi fin nella prima metà dell’Ottocento con Friedrik List, nel suo saggio Il sistema nazionale dell’economia politica sognava una sorta di socialismo nazionale. Lo stesso grande economista di quel periodo, Gustav Sholmer, della metà del secolo XIX era della stessa idea.

All’inizio del Novecento la speranza di realizzare un sistema di socialismo nazionale fu propugnato dal sociologo Wemer Sombart il quale, come superamento del capitalismo proponeva un sistma in cui lo Stato dirigesse il sistema economico che avrebbe dovuto succedere al capitalismo: il cosiddetto socialismo nazionale che ben presto divenne nazional socialismo senza che il sociologo Sombart avesse niente da dire, anzi non prese nessuna distanza da quell’orrendo regime. Oggi siamo imperterriti assistendo all’Europa a guida tedesca. Lo avvertiamo chiaramente quando a trattare con Putin va la Merkel accompagnata dal primo ministro francese, con buona pace del rappresentante della politica estera dell’Unione europea Federica Mogherini che rimane tranquillamente a casa.

Le critiche all’impostazione dell’euro e della stessa Unione Europea non vengono solo da Paolo Savona ma anche dai più grandi economisti odierni ai quali in diversi periodi sono stati assegnati il Premio Nobel per l’economia. Questi, pur appartenendo a diverse scuole di pensiero, sostengono che l’euro sia stato per l’Italia un lager di tipo sovietico (Milton Friedman). A suo tempo, di fronte alle osservazioni del Premio Nobel l’allora primo ministro Romano Prodi rispose seccamente: “Friedman sbaglia”. Altri premi Nobel come Stigliz che di recente ha affermato che “Se resta l’austerità tedesca anche Draghi fallirà”. Di recente quest’ultimo ha pubblicato un voluminoso saggio dal titolo L’euro dove fa un raffronto fra il dollaro negli Usa e la moneta europea, ponendo in risalto i grossi difetti di questa moneta che è stata fatta male e presto.

Un altro Nobel per l’economia Amantya Sen, nel 1998 ha di recente sostenuto la necessità di uscire presto dall’euro. Questa affermazione è stata fatta da quest’ultimo, di recente, in un’intervista a La7. Possiamo osservare quando autorevoli economisti criticano gli aspetti negativi dell’euro, anziché dibattere il problema nei suoi aspetti sia positivi che negativi, si preferisce ignorarli. In Italia tutto è lecito ma quando si affrontano dei casi fondamentali quali l’Unione Europea e l’euro, si preferisce ignorarli. Quando un uomo come il prof. Paolo Savona, economista esperto di lunga esperienza e di tutto rispetto, viene proposto quale ministro delle finanze nel nascente governo, molte anime belle della cultura e della nostra politica si inalberano e si dichiarano contrari.

Vorrei concludere con questo breve scritto con le parole di padre Dante, mio conterraneo, il quale in una palla di vetro prevedeva il futuro: “Ahi serva Italia, di dolore ostello / nave senza nocchiere in gran tempesta / non donna di province, ma bordello!”

Aggiornato il 25 maggio 2018 alle ore 17:09