Il “No” del Presidente Mattarella

Il Presidente della Repubblica, col suo “No” al professor Savona come ministro dell’Economia, pone per la prima volta, in concreto, il problema dei limiti del capo dello Stato nella nomina dei ministri, i quali, poiché componenti del Governo, seguono esclusivamente l’indirizzo politico della maggioranza così come interpretata dal Presidente del Consiglio che ne è garante.

Fino al 27 maggio 2018 la nomina dei ministri era stata solo oggetto di studi teorici, perché il Costituente aveva sfumato, fino alla confusione, il confine fra (vincolatività della) proposta e (autonomia della) nomina. La prassi era stata sempre di comprensione, ma aveva avuto come ispirazione ragioni di lealtà costituzionale, ovvero idoneità professionale o livello di etica dell’interessato. Mai però l’opportunità del candidato rispetto all’indirizzo politico del Governo che nasceva.

Mattarella non ha negato la firma sotto il nome del professor Savona per ragioni legate alla sua professionalità o moralità, bensì per il presunto anti-europeismo della politica economica che professa da tempo e nella quale la maggioranza si riconosce, viste le sue designazioni e strenua difesa.

Giorgia Meloni è stata la prima a prendere atto, fino alle estreme conclusioni, della forzatura degli articoli 90 e 92 della Costituzione. Non è difatti sfuggito che il capo dello Stato ha bocciato non una persona, ma la presunta politica economica della maggioranza politica del Governo che si accingeva a nascere. Discutibile? Certamente, ma anche comprensibile. Perché in effetti la tutela dei risparmiatori, delle relazioni con l’Europa, dei titoli del debito pubblico non sono giustificazioni sufficienti per il rifiuto.

Aggiornato il 28 maggio 2018 alle ore 12:56