La lezione di Costa al Parlamento sulla prescrizione

mercoledì 6 giugno 2018


“Il 70 per cento delle prescrizioni avviene nella fase preliminare delle indagini, quando la difesa dell’imputato non tocca palla. E spesso quando l’indagato neanche sa si esserlo”.

A volte basta una frase azzeccata, come quella dell’ex vice ministro della Giustizia, Enrico Costa, oggi deputato di Forza Italia, per ridicolizzare durante il dibattito per la fiducia al Governo Conte, non un semplice slogan forcaiol-populista dei Cinque stelle, ma la summa filosofica di un’intera campagna elettorale. Quanto meno quella parte della stessa basata sulla forca e sulla “lotta alla prescrizione” come appendice della lotta alla corruzione. Di cui oggi si occupa in maniera franca e magistrale il nostro direttore, Arturo Diaconale.

Resta da smascherare l’ipocrisia di certi slogan. Quanto meno per aprire gli occhi a quegli elettori ancora entusiasti che veramente si aspettano un cambiamento del governo dell’omonimo. Ebbene, almeno sappiano questo: sull’economia le promesse sono palesemente gonfiate e le delusioni arriveranno presto. Ma in merito a carcere e giustizia, le indegne falsità su cui si è basata la propaganda grillina (e ahimè anche leghista) saranno nodi presto pettinati. Sappiano gli elettori che in Italia non c’è un problema di “certezza della pena”, ma uno di “certezza del diritto”. E quando i cittadini vedono per strada un delinquente arrestato pochi giorni prima e poi lo vedono ancora pochi giorni dopo e così via, sappiano che non è perché non esistono pene abbastanza severe e per colpa della prescrizione. Ma perché i reati bagatellari sono quelli di cui i pm non si occupano quasi mai. Certo non volentieri.

Perché con essi, contrastandoli, non si va in prima pagina e non si può pontificare in un talk-show. Un pm che diventasse il terrore di chi vive di furti nei campi Rom o dei ladri di appartamento, perché riuscisse a incastrarli e a farli condannare rapidamente in maniera definitiva, non se lo filerebbe nessuno. Chi lo chiamerebbe a esprimere un parere in tv ogni pomeriggio su una riforma della giustizia? Che carriera potrebbe aspettarsi oltre alla progressione automatica della Legge Breganze? Sarebbe probabilmente un frustrato in cura dallo psicanalista. Per questo ci vogliono i reati dei colletti bianchi e persino l’agente provocatore qualora i delitti scarseggiassero. Per finire in prima pagina e fare parte dello show.

Non vi fidate dei politici che si nascondono dietro le toghe per parassitarne la popolarità mediatica. Ci ritroviamo oggi allo stesso tempo uno stato di polizia, anche fiscale, e una giustizia da Pulcinella. Con una burocrazia che ormai vive di malafede e cattive coscienze. E scarica le responsabilità su una parolina magica: “la casta”.


di Dimitri Buffa