Il populismo delle élite e quello della plebe

giovedì 7 giugno 2018


Ora che la frittata è fatta le presunte élite iniziano a piangere. Proprio loro che il “populismo” in Italia lo hanno estratto dai bassifondi della rabbia popolare, trasformando i cittadini in “ggente”, poi in popolo e infine in plebe. E tutto per ragioni di bassa scorciatoia politica verso il consenso. Loro, adesso, capiscono che mostro hanno creato in laboratorio. Eppure c’è ancora chi ricorda il periodo funesto e indimenticabile di “Mani Pulite” quando tre pm e un capo della procura si rivolgevano a reti unificate al popolo perché non si approvasse il decreto di Alfredo Biondi. Poi venne il famigerato popolo dei fax…

È iniziato tutto allora, se non prima. Quando alcuni magistrati, altra presunta élite, si misero in testa di moralizzare un Paese occidentale che proprio non ne voleva sapere di farsi governare dai comunisti. Oggi questo stesso Paese, governato per decenni dalla sinistra, oltre che da Silvio Berlusconi che fu un imprevisto della storia per come loro - quelli della élite che inventò il populismo - avevano intenzione di scriverla, si trova in mano esattamente a una classe dirigente plebea e ignorante che però è andata a scuola proprio da quella parte della classe dirigente che ha voluto giocare con il fuoco.

Si sono formati con Gustavo Zagrebelsky, Eugenio Scalfari e tanti altri smemorati di Collegno. La società civile, l’antipolitica. Tutte invenzioni delle élite che hanno diffuso il populismo come un virus e ora piangono sul latte versato. Risultato? Un Presidente del Consiglio che è un Carneade, giustamente descritto dall’Economist come un “Arlecchino servitore di due padroni” (nella foto la vignetta pubblicata dal settimanale), sedicente giurista, ma dal lapsus freudiano facile in materia di presunzione di innocenza prevista dalla Costituzione, e anche un bel po’ ignorantello sulla storia patria e sui più gravi delitti politici perpetrati dalla mafia negli ultimi 40 anni (non conoscere il nome e il grado di parentela del fratello di chi ti ha dato l’incarico di governo…), è esattamente quello che ci si doveva attendere dopo tutti questi anni di populismo snob delle cosiddette élite. Bettino Craxi non andava bene perché era “un ladro”, secondo il Vangelo di Marco Travaglio, mentre Silvio Berlusconi perché ossessionato della gnocca, Matteo Renzi perché era un fighetto cripto berlusconiano infiltrato nel sacro Pd. Invece andavano bene il comico Beppe Grillo – quello cui si può perdonare un grave incidente di macchina nel quale per la sua imperizia persero la vita quattro persone – e gli inquietanti Casaleggio’s. Ecco, adesso sarete contenti. Certo non tutte le ciambelle riescono con il buco. Ma fra poco non ci saranno neanche più ciambelle per salvare queste élite di Zagrebelsky e compagnia pontificante da un grande naufragio collettivo nel Mediterraneo che ci circonda. E che vede ogni giorno altro tipo di naufragi, persino più drammatici del nostro.


di Dimitri Buffa