Dopo lo scontro, Salvini vede ministro Tunisia

Dopo le tensioni per una frase (“la Tunisia esporta galeotti in Italia”), si rasserena il clima tra Tunisi e Roma e nei prossimi giorni il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, incontrerà il suo collega tunisino.

La conferma arriva dall’ambasciatore Moez Sinaoui: “Stavamo per fare l’incontro ma poi il nostro ministro si è dimesso”, ha spiegato, ribadendo che l’incontro si terrà con il nuovo ministro dell’Interno e quindi “la collaborazione va avanti”. “Tra Italia e Tunisia - ha assicurato Sinaoui - c’è un’ottima cooperazione” sui migranti, “è stata ottima con il ministro Marco Minniti e lo sarà sempre con lo Stato italiano, malgrado quello che si sente oggi, che sono parole sopra le righe”. L’ambasciatore ha poi ricordato che ad oggi “ogni clandestino tunisino arrivato in Italia torna automaticamente in Tunisia, ma forse l’opinione pubblica italiana non lo sa”. In effetti l’accordo con Tunisi è quello che funziona meglio sul fronte dei rimpatri. Ogni settimana due voli con 80 persone a bordo partono dall’Italia verso la Capitale nel Paese nordafricano: migranti trovati in posizione irregolare e quindi rimpatriati. I tunisini sono in testa tra gli arrivi via mare di quest’anno (ne sono sbarcati 2.916) ed è vero che c’è un attento monitoraggio perché la Tunisia è uno dei Paesi che ha fornito uno dei più consistenti contingenti di combattenti nelle fila dell’Isis. Negli ultimi tre giorni sono stati espulsi due tunisini perché ritenuti contigui ad ambienti del’estremismo islamico. Uno di loro si sospetta facesse parte della rete dell’attentatore del mercatino di Natale a Berlino, Anis Amri. Anche oggi non sono mancate le polemiche sul tema migranti.

“Dire che la pacchia è finita - ha detto l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, citando le parole del suo successore - è inaccettabile. Quale sarebbe la pacchia, abbandonare le proprie famiglie, finire nelle mani dei trafficanti?”. Quanto alle relazioni messe in piedi con la Tunisia e gli altri Paesi africani, ha sottolineato Minniti, “non vorrei fossero messe in discussione. Perché i ministri passano, ma i paesi restano. E l’Italia, per la propria sicurezza, deve pensarci 100 volte prima di rinunciare alla collaborazione con paesi come la Tunisia”.

Critico anche l’ex premier Paolo Gentiloni. “Sull’immigrazione - ha osservato - abbiamo fatto un gran lavoro. Io rivendico con il mio Governo la diminuzione del 70-80 per cento degli sbarchi”.

Il reggente del Pd Maurizio Martina, infine, ha invitato il ministro a “smetterla con gli slogan”. Da parte sua, il titolare del Viminale - in attesa di volare in Tunisia (“non vedo l’ora di andare”, ha detto) ha confermato che porterà avanti la sua strategia: “Aumentare il numero dei centri rimpatri, in modo che gli immigrati stiano dentro e non girino per le città facendo confusione, ridurre il numero degli sbarchi e aumentare il numero delle espulsioni. Gli immigrati regolari non hanno nulla da temere. Mi sembra solo buonsenso”. Ha inoltre promesso l’espulsione per uno dei richiedenti asilo che hanno aggredito due autisti di autobus a Como: “stiamo studiando dal punto di vista normativo”. E nel programma di Governo sottoscritto da M5S e Lega si legge che “al fine di garantire un corretto bilanciamento con gli interessi di sicurezza ed ordine pubblico occorre prevedere specifiche fattispecie di reato che comportino, qualora commessi da richiedenti asilo, il loro immediato allontanamento dal territorio nazionale”.

Aggiornato il 08 giugno 2018 alle ore 10:31