L’Europa e l’Italia tra soggezione psicologica e provincialismo aggressivo

mercoledì 13 giugno 2018


La nostra difficoltà di rapporti anche umani con la politica e la burocrazia europea deriva da un atteggiamento che negli anni ha oscillato tra la soggezione psicologica delle élite “de sinistra” e l’ingenuo provincialismo aggressivo dei capipopolo “de destra”. Ora poi si sono aggiunti i “matti al c…” dei Cinque Stelle. Un mix delirante che ci impedisce di essere presi sul serio. Un misto tra ammiccamenti e rancori che denota la povertà umana e mentale di un Paese che sa dentro di sé di essere troppo debole economicamente per fare veramente la cosiddetta “voce grossa”. E di doversi quindi accontentare di fare qualche sparata ogni tanto. È successo con Matteo Renzi e sta succedendo ora anche con l’altro Matteo.

In tutto questo, anche se praticamente è stato fucilato tanto dal fuoco nemico quanto da quello amico, negli ultimi 25 anni l’unica eccezione l’ha costituita proprio Silvio Berlusconi. Che da uomo di mondo e magnate dell’economia, delle telecomunicazioni e della finanza, pur senza essere un despota, sicuramente non si faceva mettere i piedi in testa né da Nicolas Sarkozy né dalla cancelliera Angela Merkel e oggi non se li farebbe mettere né da Emmanuel Macron, né da Pedro Sánchez né da chicchessia. Oggi in molti rimpiangono di averne assecondato il linciaggio mediatico e forse in cuor proprio maledicono persino la trovata demagogica della Legge Severino. Tutte cavolate.

Ora in molti lo hanno capito che quest’uomo, che a 80 e passa anni comincia a sentire come tutti l’usura del tempo ma continua a dedicarsi alla politica nonostante tutto, è stato l’ultimo statista di una determinata area politica sempre alla ricerca di leaders, trascinatori e Papi stranieri. Le stesse cose, ad esempio chiudere i porti italiani alle Organizzazioni non governative, avrebbero avuto un significato diverso qualora fatte da lui invece che da un parvenu come Matteo Salvini. Un personaggio tipico da curva di stadio, con selfie incorporato, pur se dotato di un certo grado di buona volontà e di un’onestà intellettuale che però piega alla propaganda del personaggio. Per Forza Italia non è facile accodarsi a uno come lui. E se lo si fa è per la famosa “legittima difesa” proprio dal partito di Luigi Di Maio. Visto che la sinistra ormai fa paura al massimo a se stessa. Ma Salvini mischiato con Toninelli e Di Maio costituisce esattamente quella maionese politica impazzita che ci mette alla mercé dei volponi burocratici di Bruxelles che non vedono l’ora di farci fare la fine della Grecia di dieci anni orsono. E anche attuale.

D’altra parte, quel misto di snobismo e di soggezione psicologica verso la Merkel e Macron pone la sinistra in una situazione di altrettanta debolezza. Resta la scommessa di usare questi “marziani” politici da manicomio (totalitari e inquietanti) della setta di Grillo e Casaleggio, i famigerati “testimoni di Genova”, come arma contundente contro le prepotenze europee. Ma è una scommessa che viene data uno a venti.


di Dimitri Buffa