La pacchia finirà

Certo che la fine del denaro facile e della politica accomodante sui tassi, che Mario Draghi ha annunciato fra la fine di quest’anno e la prima metà del prossimo, complicherà la vita.

Inutile fare l’elenco dei costi maggiori che piano piano graveranno sia sulle casse pubbliche e sia sui cittadini. Del resto, con la Fed in rapido movimento verso una politica monetaria restrittiva, la Banca centrale europea non poteva restare alla finestra.

Ecco perché Draghi, seppure in modo molto più graduale che in America, ha annunciato l’inizio di una inversione di marcia. Insomma, per il Governo Conte si tratta se vogliamo di una ulteriore complicazione, sia sul futuro, sia sull’attuazione del cosiddetto “contratto”. Per farla breve, tutto può essere utile tranne che indugiare nell’avvio dei provvedimenti urlati ai quattro venti in campagna elettorale, perché oramai nessuna scusa può esserci in merito al definitivo assetto dei posti e sottoposti di Governo. Eppure “non si muove “, eppure ancora nessun provvedimento, perché? Bene, anzi male, secondo noi perché si inizia a capire quanto sia stato azzardato miscelare due programmi alternativi e promettere la luna agli elettori. È di tutta evidenza che la mescolanza delle proposte dei grillini con quelle del centrodestra non potesse che portare a qualcosa di troppo confuso e troppo costoso.

Ecco perché adesso si corre il rischio di dover sfilacciare, ridicolizzare, annacquare, gli impegni garantiti in campagna elettorale sulla “Fornero”, flat tax, pace fiscale e reddito di cittadinanza. Per parte nostra meglio sarebbe fare meno ma farlo così come si è fatto intendere agli elettori, piuttosto che distorcere i provvedimenti attesi pur di renderli compatibili con i costi ma incompatibili con le attese dei cittadini.

Insomma, chi vivrà vedrà, per il momento purtroppo, l’unica cosa che inesorabilmente va avanti è il tempo, che però, guarda caso, è proprio quello che non possiamo permetterci di perdere.

 

Aggiornato il 15 giugno 2018 alle ore 12:22