“Con Marino sbagliammo”, Pd romano nel caos

“Col senno di poi credo che con Marino sbagliammo... Credo che da quel giorno, e nei mesi a seguire, si sia consumata una frattura con una parte della città”.

Intervistato da “Il Foglio” Luciano Nobili, deputato del Partito Democratico e luogotenente romano di Renzi, dopo due anni fa mea culpa e riconosce l’errore della caduta della giunta Marino “decisa durante una partita di biliardino con Renzi e Lotti” e “festeggiata con riso basmati e vino a casa di Lorenza Bonaccorsi”, assessore ora della giunta Zingaretti. Parole che arrivano dopo la vittoria in un municipio di Roma di Giovanni Caudo, già assessore di Ignazio Marino, che prima di correre come minisindaco è stato incoronato dalle primarie contro il candidato ufficiale del Pd.

Parole pesanti quelle di Nobili che riaprono ferite e scatenano una rissa verbale nel partito romano già lacerato mentre ci si prepara ad assemblea e congresso e Zingaretti è già in pista. Matteo Orfini rivendica invece quel percorso: “la scelta di porre termine all’esperienza Marino fu mia e aggiungo che rimpiangere il partito di allora, travolto dagli arresti e dagli scandali, è forse utile a qualche reduce ma non mi pare granché costruttivo”.

Non la pensa come Nobili un drappello di ex consiglieri Pd, quelli della famosa firma davanti al notaio che fece decadere Marino e la sua giunta. Gianni Paris, Antonio Stampete, Dario Nanni, Erica Battaglia, Maurizio Policastro e Cecilia Fannunza scrivono in una nota che Nobili “omette di chiedere scusa a quella classe dirigente eletta democraticamente e obbligata a consegnare ad un notaio le sorti di Roma e soprattutto omette di chiedere scusa ad una città che paga un prezzo altissimo per un’amministrazione pentastellata incapace e bugiarda”.

La stoccata a Nobili - e non solo - è pesante: “Il ‘senno di poi’ è facile esternarlo peraltro quando si siede oggi sugli scranni del Parlamento, il premio giusto per chi non difese e non sostenne un pezzo di classe dirigente di allora infangata da un clima offensivo e dall’accusa pesantissima di essere mafiosa”.

L’allora capogruppo Pd, Fabrizio Panecaldo, insiste, “Nobili forse dimentica il clima di terrore di quei giorni”. L’ex presidente d’Aula Valeria Baglio chiede verità “per l’atto di responsabilità che ci siamo assunti quei giorni”. Non possono che essere contenti al circolo Pd Donna OLimpia, al tempo unici dissidenti a Roma sul caso Marino. E da lì lanciano un attacco al presidente del partito Matteo Orfini definito “protagonista di quel disastro” e lo invitano ad “ad occuparsi di temi più stringenti e lanciare una sfida al governo gialloverde, anziché a Zingaretti. Oppure si prenda un periodo di riposo”.

Aggiornato il 28 giugno 2018 alle ore 18:56