C’era una volta la giustizia

L’ala estremista, antimafiosa-mafiosa del Partito dei Magistrati, la sua tifoseria sgangherata, le “Agende Rosse” di Palermo, Travaglio, la premiata azienda di sfruttamento dei beni sequestrati ai sospettati di essere sospetti mafiosi, scalpitano perché si sentono emarginati, perché non si parla di mafia. C’è una componente esibizionistica ed una reale esigenza di pressione mediatica che muovono questa pericolosa, potente frangia eversiva dello scenario politico-sociale italiano.

Abituati alla retorica, al culto della “devozionalità” (termine dell’impareggiabile Vitiello) della loro corrente non si rendono conto che forse è arrivato il momento in cui il “silenzio stampa” per le devianze “sul versante” della questione giustizia giovano loro oggi più di quanto non abbia giovato il quotidiano clamore in altri momenti.

Che si taccia sul caso della “mafia dell’Antimafia Sicindustriale”, caso Montante e Compari (con il risvolto del “caso Petrotto”), che sia dimenticato il caso Saguto, che poco o nulla si discuta e si dibatta di ciò che pare venga fuori sul caso Trani, che tra tante “novità” non ci sia uno straccio di economista “accademico” che cominci a fare i conti del disastro economico causato dalla mera discrezionalità del rispetto o dalla rapina della proprietà e del funzionamento delle imprese in Sicilia, in Calabria e nel Sud sotto la minaccia incombente delle “misure di prevenzione” spoliatrici e devastatrici, è questo il “brodo di cottura” dei bacilli della peste che questi signori portano nella vita del Paese. D’altro canto è impensabile che, almeno al livello politico-istituzionale, qualsiasi provvedimento in fatto di giustizia possa, di questi tempi, non essere che disastroso e deleterio. Non si cava sangue dalle rape.

Da un Ministro Buonafede (buonafede finché si vuole!) da un Di Maio, da un Capitan Fracassa Salvini, da un Governo in cui magari della giustizia si occuperà il ministro della Salute, c’è poco di buon disperare. Ma la politica non è solo quella istituzionale. E la scienza, la scienza giuridica non è solo quella della giurisprudenza di una Cassazione oramai degradata al ruolo delle “esigenze di lotta” e di esponenti di un “mondo accademico” preoccupati di non precludersi qualche succoso incarico che li compensi della loro docilità, complicità o rassegnazione.

Per questo il nostro augurio, il nostro consenso, quel po’ di aiuto che possiamo dare, va ad iniziative come quelle che vede impegnato il nostro amico Patrizio Rovelli. Ed è con piacere che prediamo atto del successo del Convegno a Salerno per il quale si è prodigato nei giorni scorsi. Ma anche a qualche indomito combattente per una “giustizia giusta” e per un diritto senza troppe storture dobbiamo raccomandare di non perdere di vista il carattere politico del problema giustizia e del fatto che se non si tiene conto che oggi contro la giustizia c’è proprio il “partito dei Magistrati” se si vuole prescindere da ciò non si da nessuna parte.

Dalla giustizia alle libertà. Alle libertà ed alle libere istituzioni. Ad una grande forza liberale, neoilluminista, contro l’ignoranza ed i furori nazionali e populisti. A voi tutti, Amici! Nessuno resti inerte!!

Aggiornato il 03 luglio 2018 alle ore 16:41