Quel grottesco contratto

Più volte, nella mia vita professionale, mi è capitato di raccogliere le lagnanze nei confronti del proprio coniuge, del socio in un qualsiasi affare, dell’inquilino di un immobile nei confronti del proprietario o viceversa, lagnanze, parole indignate, stupore per la mancanza alla parola di donne e uomini, che finivano: “E meno male che avevamo fatto quello straccio di contrattino ed avevamo messo tutto per iscritto, se no quello (o quella) avrebbe negato pure di conoscermi”.

Cinquestelle e leghisti, assecondati dal Presidente della Repubblica (nonché professore di diritto parlamentare), Sergio Mattarella, che aspettava da loro di essere incaricato di incaricare qualcuno di fare da presidente di quella sorta di società privata, avevano “messo tutto per iscritto”. Era il libro dei sogni. Ma, vincolati da quei fogli di carta e da quella profusione di parole con tanto di firme in calce e al lato di ogni foglio, avrebbero “dovuto starci” reciprocamente impegnati. Se no…

Se no chi si fosse sottratto al pieno adempimento, sarebbe stato portato avanti al Tribunale. E, contratto alla mano. l’altro avrebbe ottenuto, che so, un decreto ingiuntivo o, alla peggio e dopo la dovuta (o comunque, inevitabile) attesa, una bella sentenza esecutiva. “Carta parla e villan dorme” diceva un antico proverbio un po’ classista.

Certo, se invece di un bel rogito avanti a un notaio, registrato debitamente, ci si fosse, come nel caso dei due “uomini di Stato”, limitati a redigere una “scrittura privata” ci sarebbe stato il pericolo che quello scritto andasse perduto. Ecco, si direbbe che Luigi Di Maio abbia perso la sua brava copia del contratto e che quel birbone di Matteo Salvini se ne stia approfittando. Se no, perché dopo così poco tempo, come mai non trovano più qualcosa su cui essere d’accordo? Che fine ha fatto il “papello?” (come usava dire quel tale…). Perché non vanno in Tribunale?

“Carta parla e villan non la sa leggere”, si direbbe. Che quando si tratta e si gioca con i coltelli sotto il tavolo della politica sia inutile scrivere contratti e che se non si è d’accordo o non si è capaci di governare una Nazione non si possa andare dal Giudice di Pace a farsene “interpetrare” gli accordi, e a ottenerne l’esecuzione forzata è cosa che valla a far capire ai soci della premiata ditta Casaleggio & Compagni. Non si cava il sangue dalle rape.

 

 

Aggiornato il 07 luglio 2018 alle ore 10:38