Che gran disastro: quelli di Rolling Stone non sono d’accordo con la politica migratoria del Governo e lanciano una crociata contro Matteo Salvini. Un vero problema che sta sconvolgendo il mondo in queste ore gettando nel panico anche le Borse del globo. In realtà Rolling Stone arriva tardi perché l’opera di interdizione contro la Lega è cominciata in altri ambienti ove l’intendimento è quello di fiaccare il partito dal punto di vista economico nella speranza di intimidirlo dal punto di vista politico. Insomma, un’idea poco originale di questi tempi.
Ma veniamo al giornaletto pop che ha lanciato la campagna “Noi non stiamo con Salvini” scagliandosi contro la politica migratoria che il ministro dell’Interno ha posto in essere. Questa sarebbe colpevole, secondo gli ideatori della petizione, di rendere l’Italia “sempre più cattiva, lacerata, incapace di sperare e di avere fiducia negli altri e nel futuro. Un’Italia rabbiosa e infelice”.

La colpa di una simile rabbiosa infelicità andrebbe attribuita a Salvini e non a chi negli anni passati ha favorito l’immigrazione indiscriminata mettendo in pericolo la pace sociale con un sistema che – dalle Organizzazioni non governative professionisti dell’accoglienza fino alle cooperative e passando per gli ideologi della multi etnia – ha lucrato (economicamente e politicamente) sul tema non curandosi delle ricadute sociali che un esercito di disperati abbandonati per le strade delle nostre città avrebbe potuto provocare. Al predicozzo seguono firme per lo più di perfetti sconosciuti e residualmente dei soliti professionisti delle petizioni temporaneamente rimasti disoccupati dopo il tramonto dell’attenzione mediatica su Silvio Berlusconi.

Che poi la loro idea di democrazia è splendida: non sono d’accordo? Lotto per impedirti di attuare i tuoi propositi (a colpi di pop star pronte a plagiare i ragazzini) come se nel mondo tutto il non conforme alla loro idea di società fosse merce pericolosa contro cui fare resistenza.
Non si può essere in disaccordo con il potere lasciando che istituzioni regolarmente elette facciano il loro lavoro perché bisogna resistere per strattonare la maggioranza quando si è minoranza e fottersene del sentire comune quando si è maggioranza. Arroganza democratica.

Se quando “la corrente di pensiero Rolling Stone” era al Governo avesse ascoltato gli umori della gente invece di pensare di detenere la verità nel sacro scrigno della divina onniscienza, a quest’ora forse la sinistra non sarebbe sparita dalla geografia politica italiana. E infatti, se non fosse per noi stupidi commentatori che siamo qui a parlare di Rolling Stone, l’appello del giornaletto pop sarebbe passato inosservato come un intervento di Emanuele Fiano.

Detto questo, c’è anche da dire che non ci sono più i sottoscrittori di una volta: una volta se Ligabue, Jovanotti e Piero Pelù si incazzavano per il bombardamento in Kosovo, ti facevano una canzone che smuoveva le coscienze e mobilitava piccoli eserciti di fan. Oggi chi volete che si mobiliti per quei Carneade che hanno sottoscritto la menata propagandistica di Rolling Stone?

 

Aggiornato il 07 luglio 2018 alle ore 12:16