Maglietta rotta

Quante tarme ha il rosso socialista? Tante quante quelle che tarlano i resti delle bare di qualcosa come decine di milioni di vittime, che l’avvento del comunismo come regime totalitario ha disseminato in tutto il mondo dalla Rivoluzione di Ottobre, alla Cambogia, alla Cina di Mao e all’America latina rivoluzionaria. Quindi, rosso e nero per me pari sono. Ma, il tarlo più grande la sinistra storica ce l’ha nella testa idrocefala della sua intellighenzia standardizzata e acritica: un gigantesco buco nero che cattura ogni particella di luce proveniente dalla sua illusoria teoria del pensiero mainstream del perfetto buonista relativista. Si critica chi non fa abbastanza per l’accoglienza in Italia e nella Ue, ma ci si dimentica che “schiavismo + trattamento disumano = nazismo”, guardandosi bene dal chiedere il ricorso all’uso ragionevole della forza come accadde nel caso della guerra al nazifascismo. La stessa assurdità, del resto, che contraddistinse gli analoghi silenzi sulle stragi dell’Isis in Medio Oriente e in Africa, per vendicare le quali non si disse una sola parola sul sacrosanto diritto di intervento militare dell’Occidente, per lasciare poi ipocritamente campo libero all’ex compagno Putin di fare in pochi mesi piazza pulita dei fondamentalisti. 

Nessuno dei “buonisti” di punta dei media mondiali ha mai chiesto di mettere fine manu militari alle filiere dei trafficanti internazionali di schiavi, sul modello di quanto accadde per la repressione e la cancellazione dalla faccia della terra della pirateria somala. Magliette rosse, quindi, come il sangue versato da centinaia di migliaia di vittime degli schiavisti che operano tra Africa, Medio Oriente e Mediterraneo, per i quali crimini nessuno dei benpensanti mainstream ha chiesto il minimo sindacale della cattura internazionale e dell’internamento a vita sul modello del “41-bis”. Rosse di vergogna quelle magliette, addosso a chi con tanta vigliacca disinvoltura non ha mai chiesto di fare impietosamente giustizia dei veri assassini e torturatori dei migranti. Ci si limita invece a chiedere genericamente aiuti per l’Africa (che verranno gestiti dagli stessi leader criminali che provocano le attuali, epocali migrazioni!) che, pur essendo il continente più ricco al mondo, muore per la violenza immane esercitata dalle sue leadership post coloniali contro i propri popoli. Invece di inveire contro i torti presunti dell’Occidente, perché le anime belle non ci dicono come annientare questi nuovi nazisti – legittimati dall’Onu ad avere proprie rappresentanze al Palazzo di Vetro – che infestano tutte le Nazioni posticce dell’Africa continentale attuale?

Perché i benpensanti di sinistra non si mobilitano per la liberazione manu militari dell’umanità da simili flagelli come fecero i loro nonni negli anni terribili della Seconda guerra mondiale? Le radici del Male non sono qui, nell’Europa libera, ma “lì” nel Continente Nero. Vigliacchi, profondamente vigliacchi ecco cosa sono diventati oggi gli eredi di Gramsci. La creazione di aree-cuscinetto all’interno dei Paesi rivieraschi del Maghreb e della Libia per concentrare profughi economici disperati e pronti a tutto, che si muovono a milioni dall’Africa, non può essere che una soluzione provvisoria (del tipo “occhio non vede, cuore non duole”), alla Erdogan, per respingere sul posto i non aventi diritto all’asilo. Ma non è una misura politica degna della storia post-illuminista dell’Europa.

Non bisogna esportare altrove la nostra modernità che fa strage di risorse della terra, bensì ricostruire nell’Africa diseredata le condizioni minime di sopravvivenza, rispettando habitat ed ecosistema: niente grattacieli, ma dolci villaggi di legno e pietre, con fognature, strade e servizi essenziali come scuole, ospedali e piccole aziende di trasformazione dei prodotti della terra, banche della solidarietà e Internet illimitata. Così si salva il mondo!

Aggiornato il 09 luglio 2018 alle ore 16:41