Macron vuole colonizzare l’Italia

Le pressioni dei grandi elettori francesi su Emmanuel Macron sono continue e mirate, e alimentano l’alta tensione tra Parigi e Roma. Nel mirino delle strutture finanziarie d’Oltralpe asset e grandi compendi immobiliari italiani: da società finanziarie (anche banche) ad energetiche. Una sorta di campagna napoleonica d’Italia, espressamente voluta dai poteri forti francesi. Per portare il risultato a casa la Francia avanza senza esclusione di colpi, conscia che per convincere l’Italia a svendere necessiti puntare sulla sua esposizione debitoria e, soprattutto, su sanzioni Ue e condanne.

L’Eliseo conta anche su eventuali nuove condanne dell’Italia presso tribunali internazionali; non è un caso che i francesi stiano soffiando sul fuoco del mancato soccorso in mare dei profughi, per far condannare l’attuale Esecutivo italiano per concorso in strage. Ecco che il caso della nave Aquarius (con a bordo 629 migranti) viene usato da Gabriel Attal per ricordare all’Italia le sue tante manchevolezze e i suoi debiti verso i Paesi ricchi dell’Unione europea. Non poche fonti avvalorano che dietro le eventuali denunce di Malta contro l’Italia, per concorso nella strage di migranti in acque libiche, ci sarebbe la diplomazia francese: quest’ultima starebbe spingendo la piccola isoletta del Mediterraneo ad armare contro l’Italia un processo similare a quello che venne celebrato contro il presidente serbo Milosevic.

Obiettivo del duo Macron-Merkel non è solo mettere le mani su aziende e beni italiani, ma anche scongiurare che l’Italia vada a rafforzare l’asse di Visegrád. Infatti l’Italia di Matteo Salvini e Luigi Di Maio già può vantare robuste alleanze nell’Europa dell’Est (Gruppo di Visegrád): asse che comprende Austria, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. Posizione che sta indisponendo la Francia di Macron. Soprattutto i grandi elettori francesi reputano che questa nuova posizione dell’Italia possa non permettere la svendita del Belpaese. Tra un anno dovranno rinnovarsi tutte le cariche istituzionali più importanti, come presidenza della Bce, Europarlamento, Commissione europea, Vigilanza bancaria Ue e Consiglio europeo. Quindi Macron ha meno di un anno di tempo per alleggerire l’Italia di asset aziendali strategici e beni immobili vari. Perché tra un anno la linea dell’Ue potrebbe essere quella di Visegrád, certamente poco prona alle svendite a favore di Francia e Germania. Ecco che la Francia tra un anno potrebbe non avere più il coltello dalla parte del manico in materia bancaria ed energetica.

Ma il danno ormai è fatto, basti pensare che tutte le compagnie assicurative francesi e tedesche vantano dei “trophy asset” in Italia. “Non passa giorno senza che riceviamo richieste di investitori stranieri, sia istituzionali che privati, che vogliono acquistare immobili strategici, sia commerciali che hotel - ribadiva qualche mese fa a ‘la Repubblica’ l’avvocato Pietro Bernasconi (capo del dipartimento M&A nell'ufficio milanese di Baker McKenzie). I tassi sono bassi e quindi il momento è favorevole… nessuno sembra farsi un problema di prezzo”. Ecco che finiscono in mani francesi palazzoni romani e milanesi dei primi del Novecento (misto di barocco e neoclassico). Un esempio per tutti è la sede del Sole 24 Ore (progetto di Renzo Piano): è scattata per il prestigioso immobile una gara internazionale fra ricchi. Tra il 2017 e il 2018 più di 25 miliardi di euro tra “trophy asset” ed immobili di prestigio sono già finiti in mani straniere.

Fondi francesi e arabi (del Qatar) hanno già comprato l’hotel Baglioni e l’Excelsior a Roma, lo Starwood a Firenze, il Gritti a Venezia, il palazzo di Piazza di Spagna dell’American Express, l’Aldrovandi di Roma (di fronte a Villa Borghese). La lista è davvero lunga. L’interesse degli investitori francesi è concentrato per più del cinquanta per cento su Milano, del venti su Roma, del dieci su Venezia, a seguire altre località. A favorire i francesi ci si sono messi anche certi imprenditori poco patriottici, è il caso di Caltagirone, che ha venduto la propria partecipazione nell’Acea (multinazionale energetica e delle acque) ai francesi di Suez. Acea è la società dei servizi ambientali controllata dal Comune di Roma, e ora viene controllata dal gruppo francese specializzato in gestione di rifiuti e acque. Oggi Suez ha il 23,3 per cento di Acea, grazie all’acquisto di varie azioni a cui s’è aggiunto il 15 per cento del gruppo Caltagirone (Caltagirone deteneva il 15,8 per cento di Acea). L’imprenditore è ora diventato francese e socio di Suez: Suez ha una capitalizzazione in Borsa pari a circa tre volte quella di Acea e molto facilmente riuscirà nel prossimo quinquennio a privatizzare tutta l’acqua italiana.

A questo punto non ci rimane che stramaledire la globalizzazione e rimpiangere gli storici capitani d’industria che hanno fatto grande l’Italia. Opporsi alle svendite è tra le missioni del Governo Conte.

Aggiornato il 16 luglio 2018 alle ore 10:15