Il ciclone Trump sull’Europa

Donald Trump dice di non credere nei cambiamenti climatici, ma li provoca. Ha investito l’Europa come un monsone. Però le cose più sconvolgenti dette da lui svelano, nel senso etimologico che tolgono i veli, nudità risapute.

Al Consiglio dell’Alleanza Atlantica ha affermato che gli alleati europei scaricano sugli Stati Uniti d’America gli oneri della difesa dell’Europa, e fanno solo finta di pagare; a Roma si direbbe fare i Portoghesi. È così, però, da quando l’Alleanza venne costituita, subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale del secolo scorso, per mettere una diga all’espansionismo sovietico. Allora gli Stati europei aderenti all’alleanza presero i loro impegni, per dimostrare d’essere indipendenti e non protettorati, salvo poi non pagare, nella convinzione che sarebbero comunque stati difesi dagli Americani.

Purtroppo, in Italia, questa politica, un poco truffaldina, venne inaugurata, già prima, da un liberale, Manlio Brosio. Costui, a guerra appena finita, voleva addirittura porre in vendita le caserme per far cassa, tanto ci avrebbero pensato gli Stati Uniti. Questi allora, in effetti, non ebbero solo l’interesse a difendere gli Europei dai Sovietici, ma anche ad assicurare i posti di lavoro garantiti dalla produzione militare, con le commesse d’armi da mandare in Europa. Che, però, nelle alleanze ci sia sempre qualcuno che pensa di farsi difendere dagli altri è cosa antichissima. Le alleanze tra antiche Città greche si sfaldarono al primo vento contrario per questo. Roma unificò l’Italia e poi costituì l’Impero, perché dovette ridurre gli alleati a municipî, nella penisola, ed a provincie, fuori, per farsi dare i tributi pattuiti per la difesa comune. Però rispettò autonomia amministrativa ed, in certi limiti, legislativa ed estese ad essi la propria cittadinanza, che divenne comune, senza eliminare quelle locali.

Sotto questo aspetto, Donald Trump fa di tutto per far risuscitare una barzelletta degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso: – Sai qual è il difetto della Costituzione Americana? – Che il Presidente lo eleggono gli Americani e ce lo ritroviamo tutti noi! Eppure, la questione sollevata da Trump è all’origine di quella stessa Costituzione. Quando, nel millesettecento, le colonie palatine nordamericane della Corona Britannica si ribellarono ai tributi che voleva imporre loro il Parlamento di Londra, senza loro rappresentanti, si unirono in una Confederazione, cioè un’alleanza, con un Congresso comune senza poteri, per affrontare la guerra contro i Britannici. Però stettero per perderla più volte, quella guerra d’indipendenza, in quanto tutti gli Stati mandarono meno uomini e mezzi possibile, nella convinzione d’esser difesi da tutti gli altri.

George Washington, che fu il comandante in capo degli alleati, comandò al suo segretario, Alexander Hamilton, uno studio dei rimedi possibili. Quelle riflessioni, finita quella guerra, per grazia di Dio bene per loro, spinsero Hamilton a proporre di rivedere gli Articoli di Confederazione nella convenzione convocata a Philadelphia, e ne saltò fuori l’ancora attuale Costituzione nordamericana, con Istituzioni federali dotate di competenze autonome, tra le quali le forze armate, col comando supremo del Presidente. Che oggi non sia possibile trasformare l’Alleanza in una Federazione Atlantica lo ha detto sempre Trump, nelle spirali di questo tornado, quando ha affermato di vedere nell’Unione europea, in molti settori, un’avversaria degli Stati Uniti d’America. L’Unione europea è il risultato ultimo, insufficiente e perfettibile, della volontà degli Stati dell’Europa occidentale di governare l’economia di quella parte dell’Europa in modo unitario, per superare i conflitti commerciali ed industriali che portarono alle due guerre mondiali del secolo scorso.

Che l’esperimento abbia avuto successo, è dimostrato proprio dal fatto lamentato da Donald Trump: l’Unione europea, primo mercato al mondo, è passata dall’essere uno sbocco per le esportazioni nordamericane, ad essere il più temibile loro competitore. Se Trump potesse sfasciarla con un pugno lo farebbe. Questo mostra anche i limiti intellettuali e politici dei “sovranisti” nazionali europei, cioè di coloro che vorrebbero sciogliere l’Unione europea nel riappropriarsi delle sue competenze da parte degli Stati nazionali. L’Europa tornerebbe ad essere, come nella prima metà del secolo scorso, l’origine di possibili conflitti mondiali. Nella prima metà del secolo scorso, però, lo fu in quanto i conflitti d’origine economica che scoppiarono tra gli Stati europei, ma si trasmisero al resto del mondo per tramite dei loro sistemi coloniali.

Oggi, al contrario, l’insufficienza di economie nazionali dei singoli Stati europei, li trasformerebbe in facili colonie altrui. Ad ambirle, quelle possibili colonie, non sarebbero, però, solo i Nordamericani, ma anche Russi e Cinesi, già interessati ad acquistare tutto ciò ch’è in vendita. Per questo un’Europa smembrata diverrebbe un terreno di battaglia mondiale. Però l’Unione europea, questo è particolarmente evidente dopo il passaggio del ciclone Trump, non può difendere la propria coesione economica e sociale se non la cementa davvero con l’unità politica, a cominciare proprio dalla difesa. La risposta a Trump non sta tanto nell’aumentare il contributo dei singoli Stati aderenti all’Alleanza Atlantica, ma nel farlo come Unione europea, dotando la stessa di uno strumento di difesa comune, integrato ed adeguato.

Aggiornato il 17 luglio 2018 alle ore 12:50