Ordine dei giornalisti, se ci sei batti un colpo

lunedì 27 agosto 2018


I nomi e i cognomi di certi “colleghi” giornalisti specializzatisi per convenienza economica e di carriera nella disinformazione e nella diffusione sui social media delle fake news li fa “L’Espresso” nel numero in edicola.  Alcuni di loro dichiarano  impunemente di avere rifiutato da tempo il concetto di verità (“perché ognuno ha la propria”) e di essere orgogliosi nel fare propaganda, chi per il ministro leghista, il  vicepremier Matteo Salvini, chi per il suo omologo a Cinque stelle, Luigi Di Maio. In questo dibattito surreale dove ormai l’identità del cronista diventa quasi pirandelliana, potendo egli essere implicitamente “Uno, nessuno e centomila”, brilla come al solito per la propria assenza l’Ordine dei giornalisti. Nazionale e regionale, nelle rispettive diramazioni di competenza. Il quale -  invece di lamentarsi delle proposte di legge che ne ipotizzano la soppressione (per manifesta inutilità dell’ente di diritto pubblico se non nell’essere uno stipendificio oltre che una piattaforma per la inutile formazione permanente voluta da Paola Severino) – potrebbe ben prendere qualche iniziativa e convocare questi giornalisti che hanno deciso di vendere la propria dignità facendosi promotori di campagne di false notizie e di disinformazione mirata al web e ai social.

In passato l’Ordine è intervenuto spesso a sproposito per qualche titolo di dubbio gusto o per questioni "borderline" con la libertà di espressione dando spesso l’impressione di essere uno strumento di censura piuttosto che di deontologia. Ora che la questione fake news sta invece  diventando un serio  problema di ordine pubblico, essendoci dietro i diffusori anche centri esteri e intelligence  palesemente nemici dell’Occidente, ad esempio quelli di Iran, Venezuela, Russia, Cina eccetera, l’Ordine ha un’occasione per nobilitare la propria funzione punendo severamente alcuni temerari colleghi che si sentono furbi e invincibili nel propagandare falsità facendosi scudo dietro il potente di turno. Ecco, l’Ordine dei giornalisti, adesso, se veramente esiste, e soprattutto se vuole continuare a farlo, è il momento che “batta un colpo”.


di Dimitri Buffa