Giorgetti: “Se la Lega è condannata è finita”

Giancarlo Giorgetti è netto: “se la Lega viene condannata per i fondi è finita”. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio non usa giri di parole. “Se la Lega avesse voluto staccare la spina – sostiene − il giorno dell’avviso a Salvini avremmo avuto un buon motivo. Non lo abbiamo fatto, abbiamo cinque anni davanti per salvare il Paese dal disastro”. Giorgetti è ancora più esplicito: “Se il tribunale del Riesame conferma la condanna, il 6 settembre il partito chiude”. Il sottosegretario pronuncia parole inequivocabili alla Versiliana, a Marina di Pietrasanta (Lucca), intervistato dal giornalista Peter Gomez alla festa de “Il Fatto quotidiano”.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha il pregio della chiarezza. Soprattutto, avvalora l’ipotesi di una “Lega 2.0” o, addirittura, un fantomatico partito del centrodestra, stavolta a trazione leghista. “È ovvio – aggiunge Giorgetti − che se il 6 settembre i giudici decidono così, noi come partito siamo finiti. Arrivasse dopo una sentenza della Cassazione io non avrei niente da dire”. Ma Giorgetti fa il punto anche sull’emergenza migranti e sull’avviso di garanzia a Salvini. Lega e M5s sapevano “dall’inizio che sono cose diverse, che ci sono delle originalità diverse. Però ambedue vogliamo cambiare le cose, lo stiamo facendo”.

Ma Giorgetti parla anche delle questioni economiche in vista della nota di aggiornamento del Def. “Sforare il 3 per cento? – s’interroga − Se è necessario per mettere in sicurezza il Paese, anche sì. Credo che sia interesse anche dell’Europa. Quello che è certo è che non siamo assolutamente soddisfatti di come sta andando l’economia, abbiamo ambizione, qualcuno dirà la temerarietà, di portare l’Italia a un tasso di sviluppo sopra il 2-3 per cento. Soltanto con lo sviluppo dell’economia si può affrontare il rilancio dello Stato”.

Aggiornato il 31 agosto 2018 alle ore 17:22