Luci e ombre nel bilancio della Regione Lazio

Nicola Zingaretti si è candidato alla segreteria del Partito Democratico e il suo ufficio stampa, un vero e proprio ufficio propaganda, è partito con la grancassa dei “miracoli” fatti dal presidente in questi anni, a partire dal risanamento dei conti pubblici.

La grancassa si riferisce in particolare al giudizio di parifica dato, prima dell’estate, dalla Corte dei conti al bilancio 2017 della Regione Lazio e in particolare al fatto che negli anni di Zingaretti la Pisana è riuscita a pagare gran parte dei debiti con i fornitori, con tempi brevi rispetto a quelli medi lunghi del passato. Vero, però il giudizio di parifica va letto tutto, non solo le parti positive ma anche quelle dove emergono molte ombre sull’attuale bilancio della Regione.

Intanto bisogna precisare che i debiti con i fornitori è stato possibile pagarli grazie al decreto 35 del 2013 del Governo Monti, che ha previsto un prestito dello Stato alle Regioni che ne avessero fatto richiesta. Alla Regione Lazio sono arrivati così circa dieci miliardi di euro proprio per il pagamento dei debito pregressi.

Solo che questo prestito ha di fatto aumentato l’indebitamento complessivo della Regione che dovrà restituirlo allo Stato con rate di ammortamento per circa trenta anni. Ad oggi, come è scritto nella relazione della Corte dei conti, la Regione Lazio deve ancora restituire allo Stato circa 7,4 miliardi di euro, con le rate di ammortamento che sono state sospese momentaneamente grazie all’articolo 44 del dl 189/2016, che riguarda gli interventi disposti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016.

Per accedere a questo prestito la Regione ha messo a copertura non un piano di riduzione della spesa, ma l’aumento delle aliquote Irpef al massimo consentito pari al 3,33 per cento. Tanto che oggi la Regione Lazio risulta quella che ha le tasse più alte tra tutte le Regioni. La relazione della Corte dei conti mette in evidenza che il disavanzo complessivo al 31/12/2017 è pari a circa 9 miliardi di euro, cifra inferiore di poco al 2016, ma al netto del prestito dello Stato che solo per definizione non viene considerato debito perché anticipo di cassa. Ma sempre debito è. Inoltre sempre la Corte dei conti nel giudizio di parifica sottolinea che l’equilibrio complessivo del bilancio è garantito proprio dal prestito dello Stato e dall’alta pressione fiscale. Non solo, ma sempre la Corte dei conti mette in evidenza la rigidità del sistema Lazio con un bilancio ingessato e con una spesa di investimenti pari a 505 milioni di euro.

Con una spesa di investimenti così bassa e con tasse così alte è evidente che non è possibile nessuno sviluppo e tutte le iniziative in questa direzione non danno i risultati sperati, con finanziamenti che sono soltanto a fondo perduto ma non sono in grado di attivare investimenti privati.

Viene anche messo in evidenza che la cosiddetta tassa sulla sanità, per una regione ancora commissariata, pari a 0,50 per cento sull’addizionale Irpef produce un grosso extra gettito e parte di questo, pari a 355 milioni di euro, viene utilizzato per coprire il servizio del trasporto pubblico locale.

Proprio per questo sia la Corte dei conti che il ministero dell’Economia chiedono da due anni alla Regione di abbassare l’aliquota e limitarla solo alla parte che serve a coprire il disavanzo sanitario. Ma la Regione, nonostante le sollecitazioni, anche in Consiglio regionale, non abbassa l’aliquota perché altrimenti non riesce a coprire alcuni servizi e resta senza spesa corrente. Questi sono i problemi che Zingaretti dovrebbe affrontare e non vorrei che questa sua candidatura sia anche una fuga dalla realtà.

Aggiornato il 05 settembre 2018 alle ore 12:17