L’Ue vuole commissariarci per cartolarizzare le nostre case

venerdì 7 settembre 2018


Il premier Giuseppe Conte ha cercato di rassicurare i mercati, mentre Matteo Salvini ha detto di voler “rispettare gli impegni presi con gli italiani rimanendo nei vincoli imposti da altri”.

Frasi non criptiche che lasciano trapelare come le agenzie di rating e i grandi speculatori internazionali (i mercati) stiano spingendo perché in Italia venga introdotta una vera e propria tassa patrimoniale, da aggiungersi alle già pesanti Imu, tasse sui redditi, Tasi… La scusa addotta per l’opinione pubblica sarebbe quella di “sanare i conti e ridurre il debito pubblico”, “rendere economicamente virtuosi gli italiani”.

Il Governo si oppone ad Unione europea e fondo monetario, ma di fatto i mercati vogliono ulteriormente stringere il nodo scorsoio che da quasi ventisei anni tiene sotto ricatto l’Italia: da quel fatidico 16 settembre 1992, quando a seguito dell’annuncio che la Bundesbank avrebbe smesso di appoggiare il cambio fisso della lira italiana al marco tedesco, George Soros (insieme ad altri speculatori) vendette lire allo scoperto, costringendo la Banca d’Italia a svalutare per compensare l’ormai insostenibile sopravvalutazione della moneta. In conseguenza dell’operazione di Soros, la lira riportò una perdita di valore del 30 per cento e dovette uscire dal Sistema monetario europeo (lo Sme). Arrivarono le misure drastiche contro le tasche degli italiani dei Governi Amato e Ciampi, e iniziava la caduta della nostra economia. Piccolo antefatto, in quel ’92 la Procura di Milano faceva scoppiare Tangentopoli su suggerimento della Cia (amici di Soros) e per scongiurare che Bettino Craxi varasse una manovra finanziaria che, grazie a un calcolo di matematica attuariale, potesse riportare il nostro “debito pubblico” a prima del 1960: manovra che avrebbe reso l’Italia non più ostaggio dei grandi speculatori, non più terra di conquista. La persecuzione giudiziaria di Craxi venne varata per poter aggredire patrimonialmente gli italiani.

Oggi a governare l’Italia c’è un Esecutivo non gradito agli speculatori internazionali che, con modalità diverse da quelle di Craxi, potrebbe porre un freno alla svendita del Bel paese, arginando il sacco ad opera dei creatori di “hedge fund”. Particolare non secondario è che gli “hedge fund” sono un’invenzione proprio di Soros che, nel lontano 1969, creava i “Double Eagle” nelle Antille Olandesi per poter aggredire le economie più deboli dei Paesi occidentali.

Oggi gli “hedge fund” si sono introdotti nel settore immobiliare italiano attraverso il “real estate”. Gli speculatori che manovrano l’industria mondiale degli hedge fund, vorrebbero mettere le mani sull’intero patrimonio immobiliare (pubblico e privato) del Belpaese. Lo farebbero dopo aver rodato la pratica delle “fondazioni immobiliari” nella realtà americana, dove i “real estate hedge fund” sono la modalità d’investimento che ha permesso a poche famiglie di mettere le mani su gran parte della proprietà privata statunitense (negli Usa anche la Federal Reserve è privata).

Attraverso il recepimento di normative Ue, gli speculatori contano d’introdurre nell’ordinamento italiano i “fondi immobiliari speculativi”. Per fare questo devono spingere perché cada sugli italiani una pesantissima patrimoniale, a cui gli italiani non riuscirebbero a far fronte. In conseguenza di una grave mancanza di liquidità diffusa, gli speculatori auspicherebbero un governo tecnico (con un nuovo Monti) che, subentrando ad esecutivi graditi al popolo, potrebbe armare la creazione di un fondo immobiliare italiano a cui conferire l’intero patrimonio immobiliare (pubblico e privato). Un fondo aperto, soprattutto agli investitori esteri, che, di fatto, nel giro d’un decennio cannibalizzerebbero tutte le case degli italiani. Il popolo italiano, nell’82 per cento proprietario di casa, si trasformerebbe in un popolo di senzatetto, al meglio di affittuari delle proprie stesse case, ormai in mani straniere.

Tutto è imperniato sull’investimento altamente invasivo nei Paesi poveri occidentali (ha già operato in Grecia) e che trae ispirazione dai fondi immobiliari ordinari. Se la Troika subentrasse al Governo Conte, i fondi immobiliari speculativi verrebbero introdotti come “metodologia per eccezioni” in casi d’eccessiva esposizione in debito pubblico. Il sistema tecnocratico ha già del resto approntato l’antidoto del “conflitto politico d’interessi” per neutralizzare chi potrebbe difendere la proprietà privata italiana. Non è fantafinanza, è che negli ultimi anni il settore del “risparmio gestito mondiale” ha iniziato a studiare come cannibalizzare i beni nello stesso Occidente. Avvisaglia fu proprio la nascita dei “fondi comuni di investimento”, che oggi consentono di trasformare investimenti immobiliari (che per loro natura richiedono tempi più lunghi degli investimenti di tipo mobiliare) in quote di attività finanziarie, che consentono di generare liquidità senza che l’investitore debba acquisire direttamente un immobile. Del resto questa tipologia è entrata in Italia nel 1998 ed ha ispirato la mano pubblica nelle svendite, nelle cartolarizzazioni dei patrimoni immobiliari degli enti… le fantomatiche “alienazioni”.

Un commissariamento europeo dell’Italia potrebbe conferire le nostre case a un fondo, potrebbero venderci casa a nostra insaputa. La durata minima prevista da queste particolari tipologie di investimento finanziario è pari a dieci anni (la massima può raggiungere anche i trenta): la data di scadenza segna anche il momento in cui il patrimonio verrà ripartito, distribuito, e come nella vicina Grecia le case diverrebbero degli investitori esteri.

Così in nome del risanamento, centri e gallerie commerciali, zone da edificare o complessi da ristrutturare diventerebbero di società riconducibili alle venticinque famiglie più ricche al mondo.

Francesco Forte (economista ed ex ministro delle Finanze di Craxi) avverte sul Sussidiario che “la nave Italia sta andando contro un iceberg: o si ferma oppure qualcuno salterà giù prima dell’impatto” e ciò “porterà presto a una crisi di governo, altro che governo di legislatura”. “O l’Italia sta al 2% o tutto salta - dice Forte - dopo i mercati ci attaccano e magari siamo pure costretti a chiedere l’aiuto del fondo salva-Stati; a quel punto la crisi di governo sarebbe inevitabile. Questa nave, su cui si balla come sul Titanic, si sta pericolosamente avvicinando all’iceberg, che sarebbero appunto gli Oettinger, il Wsj, il Ft, le agenzie di rating e l’opinione pubblica internazionale”.

Ci vogliono morti, a questo punto l’Italexit potrebbe anche salvarci. Una fuga dall’Euro per fregare i mercati? Secondo certi sarebbe una strada per sfuggire a un capitalismo senza regole, fautore di una terribile dittatura finanziaria.


di Ruggiero Capone