Giornali di punta a Londra e New York

martedì 11 settembre 2018


A New York e a Londra due giornali stanno dimostrando quanto ancora pesano i quotidiani della carta stampata anche nell’epoca degli smartphone, dei tablet, di Facebook, Twitter e social vari. In America il ciclone Woodward si è abbattuto ancora una volta sulla Casa Bianca come ai tempi del Watergate quando l’inchiesta di Bob e Carl Bernstein sulle intercettazioni illegali ad opera di esponenti del Partito Repubblicano costrinse il presidente degli Usa Richard Nixon alle dimissioni.

Sono passati quasi 50 anni dallo scandalo e a Bob Woodward, 75 anni, in pensione dal Washington Post, non è venuto meno il suo spirito battagliero di giornalista d’assalto. Il principe dei reporter americani, premio Pulitzer, ha scritto questa volta un libro sui conflitti tra il presidente Donald Trump e i suoi collaboratori.

A dare man forte al giornalista è arrivato il New York Times che, per la prima volta nella sua storia, ha pubblicato un editoriale anonimo attribuito a un alto dirigente della presidenza in cui è riportata la frase “molti senior official della Casa Bianca lavorano per frenare parti dell’agenda di Trump e le sue peggiori inclinazioni”. La tempesta si sta allargando a macchia d’olio, coinvolgendo tutto l’ambiente politico Usa che si sta preparando alle elezioni di medio termine di novembre.

Da quest’altra parte dell’Oceano Atlantico, a Londra, il secondo più diffuso giornale inglese, il Daily Mail, ha cambiato direttore e linea editoriale. Da fortemente pro-Brexit del direttore Paul Dacre (25 anni a Fleet Street prima del trasferimento dalla famosa via in periferia) si passa alla linea dell’uscita più soft possibile dell’Inghilterra dalla Ue, preferita dall’editore lord Rothermere.

Il piede in due staffe di Londra in Europa sembra l’orientamento prevalente dell’uomo della strada, la “Middle England” che teme ripercussioni economiche. Il Daily Mail (dietro il Sun di Rupert Murdoch come copie vendute) da sostenitore del “leave” dei referendum del 24 giugno 2016 sta passando con Geordie Greig (era già al vertice dell’edizione domenicale) a un orientamento di critica moderata sulla Brexit, supportato dall’ex premier John Major.

Molti i timori degli inglesi. Nel 2017 è diminuito del 20 per cento il numero di nuove società aperte in Gran Bretagna, con la conseguente diminuzione degli investimenti. La fuga dalla City è preoccupante. Secondo il quotidiano economico “Financial Times” saranno oltre 4.600 i posti di lavoro che verranno perduti entro il 29 marzo 2019, data del divorzio per legge tra Londra e Bruxelles. Stanno trasferendo le sedi Panasonic, Jp Morgan, Ubs, Hsbc, Jaguar, Ford, Airbus, Eba, Morgan Stanley. Il russo Roman Abramovič, proprietario del Chelsea, ha annullato la costruzione del nuovo stadio.

Lo strappo in America è politico. Il New York Times attacca Trump ritenendolo responsabile di alimentare un clima tossico al fine di consolidare la propria leadership mostrando i muscoli in politica estera. L’offensiva giornalistica contro Trump era partita all’inizio dell’anno con la pubblicazione del libro del giornalista Michael Wolff “Fire and Fury” sul dietro le quinte alla Casa Bianca con giudizi poco lusinghieri dei collaboratori sul presidente. Poi l’ex giornalista del Washington Post, Bob Woodward, ha fatto uscire “Fear” sul primo anno e mezzo del presidente la cui impulsività viene frenata dai collaboratori. Il 5 settembre il colpo del New York Time con l’editoriale anonimo (di cui la direzione conosce il nome) sulle peggiori inclinazioni del “Commander-in-chief”.

Negli ambienti giornalistici e politici la mossa del Nyt è stata giudicata in maniera contrastante. La maggioranza parla di precedente pericoloso.


di Sergio Menicucci