Europa, ultima chiamata per i cittadini europei

Questa Europa non ci piace. Proprio noi, che eravamo uno dei popoli più europeisti, oggi siamo diventati euroscettici. Certamente la classe politica della Seconda Repubblica, addossando le colpe della propria incapacità all’Europa, è parzialmente responsabile di questa situazione. Quante volte abbiamo sentito dirci: “Ce lo chiede l’Europa”? Le peggiori nefandezze ci sono state propinate con questa frase. E le opportunità che l’euro aveva reso possibili sono state sprecate in spesa corrente e non in riforme.

La mancanza di visione ha prodotto non solo l’isolamento del nostro Paese ma anche l’affermarsi di lobby finanziarie speculative, senza che alla scomparsa del comunismo sovietico sia corrisposta una evoluzione democratica dell’Europa. Oggi, con l’affermarsi dei vari egoismi nazionali, i popoli tendono ad affidarsi ai cosiddetti partiti sovranisti, che sono anche una risposta agli sbagli fatti dalle grandi famiglie dei Popolari e Socialdemocratici, che hanno utilizzato l’Europa solo per le loro convenienze elettorali.

Il dilemma che dovrebbe far ragionare la classe politica e i cittadini europei è il seguente: nell’era della globalizzazione, le nazioni europee senza Europa sono “nulla”. Ma con questa Europa non andiamo da nessuna parte. Eppure lo smembramento dell’Unione comporterebbe, oltre ai vari conflitti economici, anche uno scivolamento dell’Europa del sud verso l’Africa.

Ma come evitare questa deriva? Prima di tutto bisogna riprendere la strada che si è interrotta dopo la caduta del Muro di Berlino, eliminando quell’ingombrante, costosissima ed inutile Commissione europea, punto di riferimento di tutte lobby, legittime ed illegittime, ma non dei popoli europei. Essa va sostituita con un governo legittimo, eletto dai cittadini, declassando le nazioni europee a stati sovrani regionali con ampi poteri, all’interno di regole condivise che ne esaltino le diversità nazionali, con un trasferimento chiaro di potere al governo federale per la politica estera, di difesa, energetica e fiscale.

Solo se unita, questa Europa può avere un ruolo nello scacchiere mondiale, ponendosi come elemento di dialogo tra gli Stati Uniti e la Russia, senza essere la loro vittima, guardando al Mediterraneo non con gli occhi dei conquistatori, ma con la consapevolezza che il suo sviluppo è fonte di opportunità economiche, benessere e sicurezza reciproca. Abbiamo sette mesi prima delle elezioni europee, ma siamo in grado di superare gli steccati obsoleti di destra e sinistra per creare un contenitore riformista che abbia nel suo dna i valori della tradizione culturale ellenica-giudaico-cristiana, fonte dell’occidente liberaldemocratico? Certamente, oltre ai valori, servono uomini e donne credibili. Non gli impresentabili della Seconda Repubblica.

Aggiornato il 13 settembre 2018 alle ore 16:25