Il cappio di Bruxelles

Strangolati dai debiti. Così Mario Draghi e Pierre Moscovici sono pronti a rinnovare sotto mentite spoglie le famose sanzioni decretate contro l’Italia ai tempi del famoso Ventennio, destinate a colpire i nuovi “Piccoli Mussolini”. Non v’è dubbio che spesso gli usurai (anche legali) non finiscano bene la loro carriera, come recitano certi famosi stornelli romani.

Altri, come il famoso tandem franco-tedesco, per intenderci, che dal 1957 menano le danze e recitano il ruolo degli “Uomini della pioggia” (che a volte, molto raramente, mandano la Manna, ma molto più spesso ci inondano di ricadute acide), sono per loro stessa ammissione “legibus soluti” in quanto possono impunemente violare le stesse regole che si sono dati e che hanno sottoscritto, come l’annoso “tetto del 3 per cento Debito/Pil”, nonché l’obbligo di riduzione dell’enorme surplus commerciale tedesco che presupporrebbe un pochino di generosità da parte di Berlino, importando un po’ più di prodotti manifatturati dagli altri Paesi dell’Unione. Dalle parti della Commissione europea, a quanto pare, fanno di tutto con le loro azioni scomposte e offensive per assicurare il diluvio universale dei voti populisti il prossimo Maggio 2019. Ma, chi è causa del suo mal..

Del resto, se perfino la rivista americana “Time” dedica la sua copertina a “Capitan Salvini”, equiparandolo all’epifenomeno Donald Trump, che lo ha raggiunto in notorietà in soli quattro mesi da ministro dell’Interno italiano e si candida a guidare lo schieramento degli euroscettici a Strasburgo, una domandina Jean-Claude Juncker e compagni se la potrebbero pure fare, a proposito di loro dirette responsabilità nella lievitazione del fenomeno del populismo sovranista europeo. L’Europa si è davvero comportata bene, dal 2008 a oggi? Aver dato migliaia di miliardi al sistema bancario e zero a milioni di famiglie scivolate sotto la soglia di povertà, grazie ai falsi miti della mondializzazione, del multilateralismo multiculturalista e delle frontiere aperte, vorrà pur dire qualcosa in democrazia! La gente vota e pensa e non agisce solo di pancia, come vorrebbero i nostri elitaristi pariolini.

Tutti invece giocano ai sordi del compare e per di più minacciano, escludendo da un lato il capofila dei Paesi Visegrad, l’Ungheria, per la sua presupposta antidemocraticità, ma dall’altra demonizzando e commissariando proprio i leader democraticamente eletti dell’Europa mediterranea, dove insistono i confini esterni dell’Unione, che sono pienamente rispettosi dello stato di diritto ma che da tempo immemorabile subiscono la presa in giro dei falsi ricollocamenti degli immigrati, e della mancata costituzione di hotspot nelle zone frontaliere dell’Africa mediterranea.

Qui sorge spontanea la domanda: ma una democrazia deve per forza essere “liberale” alla maniera di Bruxelles e di Wall Street? Forse no, visto che proprio i Paesi membri dell’Est, che non hanno aderito all’Euro, crescono in media molto più degli altri Stati membri della Ue! Poi, stessero ben attenti i nostri denigratori: una Nazione strangolata dai debiti ha ben altre risorse rispetto al povero privato, come quella di rivolgersi ad altri per un credito quasi illimitato. Esempio: la Cina ha un surplus stratosferico e un mare di miliardi di dollari da reinvestire. Potremmo chiedere a lei un consistente aiuto per ricostruire le nostre grandi infrastrutture disastrate o inesistenti, in modo da rilanciare produzione, innovazione, occupazione e investimenti. In fondo siamo messi abbastanza bene con Pechino, visto che da noi vivono e lavorano in pace un numero grandissimo di suoi cittadini.

E così, care le mie marmottine francoberlinesi, con un solo colpo non solo terremoteremo tutte le finte dichiarazioni sulla solidarietà dell’Unione, ma cambieremo volto a questa Europa immobile, incapace dei grandi cambiamenti epocali che la nostra situazione richiede!

Aggiornato il 14 settembre 2018 alle ore 16:51