Più bufala che contratto

Caro Matteo Salvini, ci rivolgiamo a lei, perché seppure con rispetto Luigi Di Maio conta poco e fa quel che dice Beppe Grillo, dunque è con lei che incrociamo la penna, oltretutto è giornalista e capirà.

La manovra per come si annuncia sarà più bufala che contratto, insomma cipria rispetto alle promesse, e cavarsela con dichiarazioni del tipo “c’è una legislatura”, “passo dopo passo”, sinceramente è ridicolo. Basterebbe farle riascoltare i giuramenti solenni ai comizi elettorali per metterla in difficoltà e magari farla arrossire. Per essere credibili serve altro.

Insomma, non può cavarsela così facilmente, né secondo noi può accettare che la manovra, per far piacere ai grillini, diventi l’ombra del programma di centrodestra. Oltretutto, da quel che sembra, si darebbe spazio, vista la ristrettezza di risorse, a tutto ciò che anziché migliorare peggiorerà il quadro del Paese.

Pensiamo solo alla scelleratezza del reddito di cittadinanza, una follia assistenziale da veterocomunismo, utile solo per creare povertà e di certo non sviluppo; insomma un modo per tenere sotto l’elettorato del sud. Del resto, se così non fosse, la cosiddetta Prima Repubblica non avrebbe fatto dell’assistenzialismo la ragione della politica, ecco perché il Mezzogiorno non è cresciuto e ha votato cattocomunista per una vita.

Oltretutto, caro Salvini, rinunciare alla flat tax per fare regalini elettorali ai grillini e utilizzare così le risorse disponibili è un modo poco edificante di smentire se stessi. L’Italia, caro Matteo, ha bisogno di una sferzata fiscale e di un pieno di cultura dello sviluppo; pensione e reddito di cittadinanza stanno esattamente dall’altra parte, se lo faccia spiegare dai suoi consiglieri, altrimenti li sostituisca.

Su quota cento, poi non ne parliamo, creerà altre ingiustizie e non risolverà il problema della pensione di vecchiaia, di quelli che con 20 o 25 anni di contributi e senza lavoro resteranno a spasso e sotto la ghigliottina della “Fornero”. Insomma, smontare la Legge Fornero è tutt’altro che la quota 100 caro Salvini, per farlo veramente bisognerebbe partire dalla separazione tra assistenza e previdenza, dal riordino degli ammortizzatori, dalla riclassificazione dei contributi e dei parametri per la concessione dei sostegni.

Come se non bastasse, caro Matteo, con i suoi alleati si sta aprendo il fronte ipocrita del “condono”, perché i grillini da bravi postcomunisti non ne vogliono sapere; infatti, secondo la loro logica, è morale svuotare le carceri, fare indulti e amnistie, ma non i condoni fiscali. Nella storia, infatti, cattocomunisti e compagnia cantante hanno votato il condono penale per fior di delinquenti, rimettendo in circolo spacciatori, scippatori e rapinatori, ma sul fisco fanno i moralisti. Oltretutto fanno i moralisti ipocriti, perché nella scorsa legislatura con la voluntary disclosure hanno graziato chi per anni ha nascosto milioni nei paradisi fiscali. Questa è la loro coerenza. Ecco perché, caro Salvini, non ci siamo e non va bene quello che si vede e si legge, è tutt’altro rispetto a ciò che lei ha garantito qualche mese fa, dunque? Dunque delle due l’una, o punta i piedi con i grillini e chiede il rispetto della parte di contratto vicino al centrodestra, oppure chiuda presto questa esperienza e torni pure nella sua casa naturale, il centrodestra. Buon lavoro e faccia presto comunque.

Aggiornato il 18 settembre 2018 alle ore 12:46