L’errore di Calenda

Certe ipocrisie, con conseguenti spazi riservati all’ironia di bassa lega, lasciano un po’ interdetti. Non nascondiamoci dietro al famigerato dito: da che esiste la politica, le strategie vengono discusse anche intorno a un tavolo apparecchiato. Chi fa finta di meravigliarsi di fronte all’idea (tutt’altro che peregrina visto come è ridotto il Partito Democratico) dell’ex ministro Carlo Calenda di verificare a cena - con Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Marco Minniti - il da farsi di fronte allo stato semi-comatoso del partito, mente a se stesso e agli altri. Vorrei vedere, ad esempio, se Nicola Zingaretti sotto congresso non si recherà mai a cena (o a pranzo, è lo stesso) con qualche big del Pd ma solo con disoccupati, studenti, casalinghe e professori.

È opinione personale, ma credo che l’ex ministro dello Sviluppo economico sia quello che, attualmente, ha le idee più chiare all’interno di un Pd i cui esponenti più rilevanti sembrano invece essere quotidianamente impegnati più alla ricerca dello scontro interno che non al rilancio di un partito che, così continuando, sembrerebbe destinato alla fine del panda: l’estinzione.

In questa vicenda, però, Calenda ha commesso un errore “veniale”: aver invitato i potenziali commensali pubblicamente via twitter. La prossima volta (sempre che ci sia) ci permettiamo di suggerire all’ex ministro di utilizzare il telefono o, se proprio vuole essere tecnologico, limitarsi ad aprire una chat Whatsapp dedicata all’evento.

Aggiornato il 19 settembre 2018 alle ore 16:26