Di Maio: “Tagli ai costi politica e all’editoria”

Luigi Di Maio contro la politica e i giornali. Il ministro del Lavoro intende promuovere “il progressivo azzeramento dei finanziamenti pubblici all’editoria”. Di più. Vuole varare una riduzione ulteriore della spesa prevista per i ministeri. È quanto emerso dal vertice pentastellato al quale ha preso parte lo stesso vicepremier insieme allo stato maggiore grillino. Nel corso dell’incontro, il leader del M5s ha preso nota dei temi principali in vista del Consiglio dei ministri di lunedì. A partire dalla “pace fiscale”, la visione dei 5 stelle è persino opposta a quella leghista. Non a caso, nel movimento aumentano i mal di pancia. Secondo un deputato M5s, “così com’è impostata è un condono e così Salvini prende il 70 per cento. Inoltre, la misura, non produrrà neppure un moltiplicatore rilevante: parliamo dello 0,3”. Per l’idea pentastellata, “la pace fiscale” dovrebbe riguardare le cartelle non pagate sotto i 200mila euro. Peraltro, si registra una certa ostilità all’ipotesi della dichiarazione dei redditi integrativa.

Frattanto, Di Maio si concentra sulla Spending review della politica. “Serve ridurre – afferma – auto blu e voli di Stato in primis”. Al momento, non viene quantificata la somma totale che verrà fuori dai tagli ai ministeri. Un fatto è evidente: la forbice della Difesa dovrebbe fruttare 500 milioni. A questo proposito, Di Maio si congratula per i tagli con la ministra Elisabetta Trenta: “Ottimo lavoro, nessun ministro ci era riuscito”. Secondo il leader grillino, dalle riduzioni di spesa, dovrebbero essere liberate delle risorse per “Opzione donna, ovvero per permettere alle donne che hanno lavorato una vita ma che sono fuori da quota 100 di andare in pensione”. Ma le ulteriori somme dovrebbero essere incassate dai tagli ai giornali. “Sono le nostre battaglie – sostiene – quando in campagna elettorale parlavo di cambiamento della politica intendevo anche questo”.

 

Aggiornato il 11 ottobre 2018 alle ore 12:29