Scuola: domani studenti in piazza in tutta Italia

giovedì 11 ottobre 2018


In oltre 30 città italiane gli studenti scenderanno domani in piazza al grido di “#Chihapaura di cambiare? Noi no!”. “Chi ha paura di cambiare? Ce lo chiediamo ormai da qualche mese, da quando si è insediato il cosiddetto ‘Governo del cambiamento’. Noi vediamo solo tanta propaganda, tanta violenza nelle parole, la strumentalità di chi chiama 100 milioni di tagli sulla scuola ‘risparmi’”, attacca Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi. A dare loro man forte è la Flc-Cgil la quale lamenta il fatto che “le risorse per la scuola sono ancora le grandi assenti del dibattito pubblico, è urgente la messa in sicurezza degli edifici scolastici, un ripensamento globale dell’alternanza scuola-lavoro così come pensata dalla ‘Buona scuola’ e investimenti per il diritto allo studio”, tutti fattori che “non sembrano essere tra le priorità del Governo”.

C’è scontentezza anche negli atenei. “Sul fronte universitario assistiamo solo a slogan e parole vuote - accusa Enrico Gulluni, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari - ancora una volta non si prevede una netta inversione di rotta sul finanziamento del sistema universitario, mentre osserviamo i diversi ministri esprimersi confusamente su una ipotetica revisione del sistema di accesso a numero chiuso all’università nel silenzio assordante del Miur”.

Gli studenti lamentano anche il fatto che sono “dimenticati dalla politica” e che il titolare del Miur, Marco Bussetti, non si sia confrontato con loro. A Roma domani è prevista una giornata campale: al corteo degli studenti si aggiungerà lo sciopero per 24 ore dei trasporti sulla rete Atac. Intanto continua a tenere banco la polemica sull’esclusione della storia dall’esame di Stato.

“Tutti dicono che la storia non si deve toccare ma da molto tempo purtroppo viene toccata, e togliere la traccia di storia dal tema di maturità segna la definitiva marginalizzazione dell’insegnamento e dello studio della storia. C’è un allarme che va al di là di quest’ultima decisione”, sostiene preoccupato Fulvio Cammarano, presidente della Società per lo studio della storia contemporanea, intervistato da Sky con il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti. “Spero che il risultato a cui è giunta la commissione Serianni - aggiunge, riferendosi alla prima prova scritta del nuovo esame di Stato - sia un consiglio tecnico che non avrà l’avvallo del ministro”.

Dal canto suo, il ministro Bussetti ha rassicurato: “La storia è importantissima, lo è anche la geografia che oltre alla storia ha bisogno di essere ripresa e potenziata. Vedrete che la prova di maturità avrà comunque dei riferimenti alla storia, non è stata assolutamente messa da parte, la competenza e la conoscenza della storia serviranno per affrontare la maturità”. Bussetti si è anche detto “disponibile a rivedere le modalità con cui vengono impartite le lezioni di storia”.

Anche i senatori M5S della Commissione cultura sono scesi in campo per sostenere che “la storia non scompare dallo scritto d’italiano. La tipologia B - spiegano - che va sviluppata sotto forma di testo argomentativo, ovvero saggio breve, prevede anche la trattazione di un argomento storico all’interno delle 7 tracce”.


di Redazione