Brexit, pressing Ue su Londra

Serviranno “ancora settimane” per tagliare “il nodo gordiano” del meccanismo a garanzia di un confine aperto fra Irlanda e Irlanda del Nord, al centro dello stallo dei negoziati sul divorzio del Regno Unito dall’Unione. Questo è il messaggio che si leva chiaro alla vigilia del summit, da Bruxelles e dalle cancellerie europee.

“D’altra parte non c’è un nuovo Alessandro il Grande in vista (l’eroe che secondo il mito tagliò il nodo). Non è facile trovare leader così creativi”, prova a sdrammatizzare il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, sollecitando la premier britannica Theresa May a venire a Bruxelles con “nuove proposte” per uscire dall’impasse. Dopo l’ottovolante di domenica, quando la trattativa si è arenata in un precipitare di eventi, l’atteggiamento generale tra i 27 è di prudenza: bisogna mantenere una posizione unita, mostrare solidarietà all’Irlanda e mettere mano con maggiore concretezza ai piani di emergenza perché, come rimarcato da Tusk, “uno scenario di mancato accordo non è mai stato così vicino”. Non a caso il pragmatico ministro degli Esteri olandese Stef Blok ha sollecitato a “prepararsi al peggio”, mentre quello tedesco agli Affari europei Michael Roth ha invitato May ad “assumersi la responsabilità ed essere costruttiva”.

Sulla questione del cosiddetto ‘backstop’, il capo della diplomazia irlandese Simon Coveney ha richiamato a rispettare “il testo concordato a marzo e firmato anche dal governo britannico”, in cui si afferma che il meccanismo di garanzia “ci sarà ‘fino a quando’ e ‘a meno che’ nella discussione sulla relazione futura non sia concordata una soluzione diversa”. A rispondergli a stretto giro è stato il viceministro britannico per la Brexit, Martin Callanan: “Vogliamo l’intesa ma non staremo ai diktat europei. “Non ci può essere una frontiera nel mare irlandese e gli accordi doganali devono essere temporanei. Questi sono i nostri punti fermi, e li rispetteremo”. Il capo della Farnesina Enzo Moavero Milanesi invece non si scompone: “È il classico negoziato che arriva al nodo. Se trattiamo bene, si dovrebbe superare. C’è il tempo, quindi dovrebbe esserci un buon risultato”.

Intanto i contatti ad alto livello politico vanno avanti. Il presidente francese Emmanuel Macron e quello della Commissione europea Jean-Claude Juncker hanno telefonato alla premier britannica, in pressing per trovare una soluzione. E May, dopo giorni di esitazione, ha confermato la sua partecipazione all’appuntamento di stasera alla cena, destinata poi a proseguire a 27. Un incontro a cui l’inquilina di Downing street arriverà meno debole, grazie all’appoggio del governo alla sua strategia, ottenuto dopo due ore e mezza di discussione su dogane e frontiere irlandesi, e l’invito a restare uniti. “Se resteremo assieme, e determinati, ce la faremo”, ha detto ai suoi ministri, vincendo, almeno per ora, sui veti della corrente euroscettica ultrà del Partito Conservatore, che per bocca dell’ex ministro David Davis domenica aveva esortato i componenti del gabinetto più perplessi a ribellarsi.

Aggiornato il 17 ottobre 2018 alle ore 17:29