Salvini d’Italia

giovedì 18 ottobre 2018


Salvini non accetta le scuse della Francia per lo sconfinamento della Gendarmerie a Claviere. Risultato: all’improvviso, dopo che eravamo vomitevoli, “la cooperazione tra Francia e Italia è importante, faremo in modo che questi incidenti non accadano più”. Non siamo più vomitevoli.

Salvini rimanda indietro i bastimenti carichi di clandestini. Risultato: 80 per cento in meno di sbarchi, cooperative arricchitesi per decenni alla porta del curatore fallimentare.

Salvini ha il petto villoso al mare, Salvini mangia il paninazzo e si sbrodola la t-shirt, Salvini mette a letto i bambini mentre fa le interviste telefoniche, Salvini risponde botta su botta e non ne lascia passare una, Salvini comunica tanto e bene, Salvini riesce a dialogare con gli alleati e a far passare una linea economica invisa a mezzo mondo. Insomma: piaccia o meno, Salvini decide, Salvini fa, Salvini è. Salvini, Salvini, Salvini.

Salvini può piacere o meno- a me piace, innascondibile- ma questo commento all’attualità vuole essere politico e antropologico fors’anche culturale al medesimo tempo. È il ritorno del superomismo? È quel pugno di ferro che gli sbiaditi omuncoli che abbiamo avuto a tirare le redini del carrozzone “Itaglia”, perlomeno negli ultimi 5 governi, si sono sempre sognato ma non hanno mai azzardato? Da donna sarebbe fin troppo facile etichettarlo come portatore sano di machismo primi novecento, incoronarlo di allori in un tripudio di sfoggio virile nel momento della difficoltà suprema.

Oppure, si potrebbe vedere in lui il Superman de Milàn, l’Übermenschen, quello che salva le nonnine terremotate nei containers al freddo e al gelo, che si commuove per una cagnolina maltrattata, che da ministro dell’interno - probabilmente il più operativo mai avuto - dà ordine di rincorrere “i macellai” di Lanciano finché non sia assicurato alla giustizia anche l’ultimo bandito tagliaorecchie. È in quel momento fermo nel tempo che guardi indietro e vedi Letta, nel suo completino bracaloni portato male, Monti nella sua naftalina, Paolo Gentiloni nel suo “stile casellante” di nobili natali, le camicie bianche del sempre abbronzatissimo Alfano, gli ormai tristemente famosi risvoltini renziani e dici, non senza ironia: ecco la volontà di potenza che muove la storia del mondo? Ecco un dannunziano condottiero che porterà la nazione al risorgimento?

Dal berlusconismo al salvinismo il passo è stato breve ( correggo: obbligato) e lo ha fatto la gente, quel vituperato “popolo” non radical e non chic che ha bisogno di eroi, di salvatori della Patria, delle stesse “meno tasse per tutti”, dello stesso milione di posti di lavoro in più, delle stesse pensioni più alte, dell’obbligo morale, storico ed esistenziale di riacquistare peso sullo scacchiere internazionale.

Silvio Berlusconi non era da meno (e anche lui piaceva alle donne), eppure le risatine non gliele hanno risparmiate, la magistratura se lo è spolpato vivo e i suoi ex fedelissimi pure. Cosa è cambiato allora? È cambiato che Gotham non è più sicura e ci sono dei responsabili per questo, che a Gotham non ci sono più soldi per tutti e anche per questo ci sono chiari responsabili di scelte piegate, se non a novanta, almeno a quarantacinque. È cambiato che i Jocker impagliati e un po’ alticci che siedono o, meglio, sbarellano in Europa, non hanno trovato il solito soffice, morbido e gregario puff su cui cadere come al solito. “La vita continua. I tempi cambiano. E la gente cambia con loro. Il mondo è diventato più buio. Più buio fuori. E più buio dentro. Per sopravvivere, c’è chi deve essere più forte. E c’è chi… deve solo ricordarsi come era prima”.

Tipo l’Italia. Batman returns.


di Romana Mercadante di A.