Eurosfiducia nell’Italia gialloverde

venerdì 19 ottobre 2018


In molti si staranno chiedendo che fine abbia fatto la proposta di Paragone di scardinare la gabbia dei trattati europei. La portava avanti nella sua trasmissione “La Gabbia”, trasmissione ove gli economisti Paolo Barnard e Claudio Borghi ci spiegavano come uscire dall’Euro. Ad onor del vero l’onorevole Borghi è rimasto coerentemente anti-euro. Ma oggi Lega e Movimento 5 Stelle sembrano aver tradito una fetta d’elettorato, e perché hanno giurato fedeltà all’euro, alle normative Ue ed a tutta una sequela di vincoli che strangolano l’Italia insieme alle economie più povere del Vecchio Continente. Eppure è ormai chiaro ai più che la gabbia Euro inibisca la possibilità di manovrare sulla quantità di moneta emessa, di manovrare sui tassi di interesse, di manovrare sui rapporti di cambio, di effettuare politiche di deficit spending, di definire la politica della banca centrale: tutto a spregio di Costituzione, sovranità nazionale e volontà elettorale dei cittadini.

Deflazione, tagli al welfare, necessità di privatizzare per fare cassa, peggioramento delle condizioni dei lavoratori e accentuazione delle disparità fra Paesi sono alcune delle conseguenze (le più gravi) che provoca la permanenza nell’Euro. È evidente che, una volta al governo, nessuna forza politica voglia ammettere che l’allargarsi della forbice fra Stati creditori e Stati indebitati potrebbe determinare la disgregazione dell’Ue. Ecco perché oggi, più di otto anni fa, necessita essere segretamente preparati all’uscita dall’Euro.

Del resto lo stesso economista keynesiano Joseph Stiglitz consigliava a Grecia, Cipro, Italia e Portogallo una sorta di moneta parallela, che lo stesso definisce “un’uscita di fatto segreta” dall’Euro. Del resto, un piccolo Paese come l’Italia deve proteggersi dalla volatilità dei mercati finanziari, dalla dittatura dello spread e dai ricatti dei cosiddetti “poteri bancari europei”.

L’uscita dall’Euro non andrebbe annunciata, ma gestita con sordida e raffinata ipocrisia politica: bloccando a sorpresa i flussi di capitale verso l’estero quando ancora siamo dentro l’euro e l’Ue: per un simile provvedimento non potrebbero espellerci ne sanzionarci. Parallelamente andrebbe riconfigurato in lire il debito contratto in euro: operazione da fare nottetempo e in un fine settimana, fermando così i grandi speculatori internazionali. Quindi abolire d’imperio l’autonomia della Banca centrale, vincolandola nuovamente al governo: Bankitalia verrebbe obbligata nuovamente ad acquistare il debito pubblico, liberandolo dalle speculazioni del mercato finanziario. Parallelamente alla nazionalizzazione delle aziende maggiori nei settori strategici bancari ed energetici, e necessiterebbe penalizzare fiscalmente le imprese delocalizzano le produzioni oltre confine.

Quello che in questo articolo viene auspicato per l’Italia è da sempre realtà per la Gran Bretagna. Che in forza del suo sistema di leggi ha potuto dire all’Ue “Londra non ti pagherà nemmeno un centesimo dei 90 miliardi di sanzioni che l’Ue ha recapitato al governo inglese dopo la Brexit”. Infatti Bruxelles e Strasburgo hanno piegato la testa con Londra. “Probabilmente ci sarà una proroga del periodo transitorio per la Brexit”, ha detto a mezza bocca il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, ed al termine d’un vertice Ue (sono in difficoltà ma non vogliono ammetterlo).

“Un no-deal - ha aggiunto Juncker - sarebbe dannoso e pericoloso”, e secondo Juncker sarebbe questo l’intento di Theresa May. Ma dalla May nessuna dichiarazione. Invece parla il francese Macron (amico di merende di Juncker) che dice “spetta alla premier britannica Theresa May ritornare a Bruxelles con una soluzione per un accordo sulla Brexit e sulla base di un compromesso politico in Gran Bretagna”. Ma da Londra non sembra ci sia nostalgia dell’Ue. Invece è Macron che ha auspicato di “finalizzare nelle prossime settimane un accordo sulla frontiera irlandese e di definire la direzione della nostra relazione futura senza ambiguità: sono a favore di un accordo - ha concluso Macron - ma non voglio un cattivo accordo”. È evidente che i “poteri bancari europei” siano più che preoccupati dalla Brexit, certi che Londra abbia tratto solo giovamento dalla fuga.

Se l’Italia dovesse arrivare all’abbandono della moneta unica, logica vuole che si tornerebbe alla lira. Nel momento in cui l’Italia riconquistasse la sovranità monetaria, il Tesoro potrebbe tornare a stampare moneta, potrebbe indebitarsi e investire denaro pubblico senza il permesso dei poteri europei. Soprattutto, svalutando la moneta si potrebbe ridurre il debito italiano tornato in lire. Certamente l’Europa pretenderebbe di riavere la grossa fetta dei prestiti fatti dalla Bce. Ma galopperebbe l’inflazione, che di fatto colpisce i creditori e premia i debitori.

Gli appelli all’abbandono dell’euro si sono moltiplicati per le ingiustizie generate dal modello di moneta unica. Ne deriva che non si può più politicamente sopportare una politica economica pavida, fatta da una classe dirigente che teme l’Euro e le Commissioni Ue. L’Europa economicamente despotica non permette la crescita che tanto millanta, anzi incarna un coacervo d’iniziative lesive della dignità umana.


di Ruggiero Capone