Fucsia Nissoli: “Più diritti politici per gli italiani all’estero”

Italiani all’estero. Un tema di cui si parla sempre troppo poco: dimenticando che il numero complessivo dei nostri connazionali sparsi per tutto il mondo supera ormai quello degli italiani residente nel Belpaese. Abbiamo scelto di parlare di loro focalizzando il tema essenziale dei loro diritti politici, in primo luogo all’elettorato attivo: diritto di cui, negli ultimi trent’anni, finalmente si sono occupate alcune leggi. Su questo tema abbiamo intervistato Fucsia Nissoli Fitzgerald, originaria della Lombardia, deputato alla Camera (gruppo Forza Italia), eletta nel collegio del Nord e Centroamerica, tra i politici che più si sono dedicati alla battaglia per i diritti politici degli italiani all’estero.

Onorevole Nissoli, qual è il “filo rosso” che ha contraddistinto il suo impegno negli ultimi 5-6 anni?

La mia stella polare sono sempre stati gli italiani all’estero. Decidendo di impegnarmi in politica ho scelto di stare sempre dalla loro parte, per far sì che non siano più discriminati rispetto a chi vive dentro i confini nazionali, per fare in modo che siano inseriti a pieno titolo nelle politiche pubbliche ed essere asse portante del Sistema Italia nel mondo. È un impegno che va oltre gli schieramenti di partito. Tuttavia penso che Forza Italia sia il Partito che ha più a cuore l’attenzione verso gli italiani all’estero: promuovendo delle riforme che diano a loro il giusto posto nella nostra politica estera e mantenendo l’impegno di trasformare l’Italia col contributo di chi ha fatto tesoro, all’estero, di procedure più snelle ed efficaci.

Quanto ha pesato, nelle Sue scelte, il rapporto con Mirko Tremaglia, politico che sin dagli anni Settanta si era impegnato per i diritti degli italiani all’estero e che nel 2001 è riuscito a far approvare quella seconda legge che porta appunto il suo nome?

Tremaglia è stato un maestro e in suo onore sto portando avanti, assieme al collega del Senato Raffaele Fantetti, la battaglia per una bicamerale per gli italiani all’estero. Infatti abbiamo depositato un Disegno di Legge in materia, Fantetti al Senato, ed io alla Camera.

Con questa Legge Tremaglia del 2001, dopo i “test” delle politiche del 2006, 2013, 2018, che primo bilancio possiamo trarre del suo funzionamento? Che cosa andrebbe, secondo Lei, modificato?

Ormai questa legge è stata messa alla prova e conosciamo i suoi punti deboli. Per cui ritengo che, come ho più volte chiesto al Governo, la legge elettorale per l’estero vada riformata in modo da rendere più sicuro il voto e rendere effettivo il dettato costituzionale per cui il voto è “personale ed eguale, libero e segreto”. Potrebbe giovare, in quest’ottica, anche il ricorso ai nuovi strumenti telematici per il voto elettronico, ormai già sperimentato da altri Paesi e che ho già posto all’attenzione politica con un seminario sul tema subito dopo la mia elezione, nella scorsa Legislatura.

Cosa bisogna fare, invece, per migliorare la situazione dei servizi consolari e delle nostre ambasciate all’estero?

Ritengo che bisogna agire su due fronti: dando più risorse e ricorrendo all’innovazione tecnologica. La “svolta digitale” dell’amministrazione italiana deve estendersi anche agli italiani all’estero.

Invece, qual è la situazione degli italiani residenti nei Paesi dell’Unione europea, sempre per quanto riguarda l’esercizio dei diritti politici? Soddisfacente, o ci sono anche qui delle cose da cambiare?

Non entro nel merito perché l’Europa non è la mia Ripartizione, infatti sono stata eletta in Nord e Centro America. Ma anche qui si potrebbero migliorare molto le cose ed anche più facilmente, in forza della cittadinanza europea.

E come giudica l’ultimo Dpef preparato dal governo, considerando che questi temi di cui stiamo parlando non vengono quasi affrontati? E cosa consiglierebbe di fare, oggi, come priorità più urgente da affrontare, al ministro delle Politiche europee, Paolo Savona?

Purtroppo non c’è una parola sugli italiani all’estero; oltre ai problemi dell’eccessivo indebitamento pubblico, che non è chiaramente giustificato dall’indicazione delle congiunture negative, come richiesto dalla nostra Carta costituzionale. Un consiglio lo darei per andare incontro a chi vive dentro i confini dell’Ue, e cioè quello di mettere in rete le anagrafi dei Comuni dell’Unione: in questo modo alcuni documenti per gli iscritti Aire (l’Anagrafe degli Italiani Residenti al’Estero, ndr) potrebbero essere rilasciati dal Comune dove sono residenti all’estero, decongestionando, così, il lavoro svolto presso i consolati.

Da un anno e mezzo circa stiamo assistendo, negli Stati Uniti, a uno strano riaccendersi di furori iconoclasti rivolti anzitutto contro i monumenti che ricordano la storia americana degli ultimi secoli. Che peso ha avuto, in tutto questo, la reazione della sinistra a certe esagerazioni, di segno opposto, dell’amministrazione Trump? E come ha reagito la comunità italiana negli Usa, considerando che persino i monumenti a Cristoforo Colombo rischiano di essere rimossi)?

Ho fatto una battaglia politica, assieme alla Comunità italiana negli Usa, per preservare la memoria di Colombo. Noi chiediamo che il Columbus Day non sia sostituito dalla Giornata dei nativi americani, ma che ci siano entrambe le celebrazioni in giorni differenti. Questo significa riconoscere l’apporto di tutti alla costruzione dell’America senza ferire l’orgoglio italiano. Le celebrazioni di Colombo esprimono, infatti, proprio il contributo degli italiani alla costruzione del tessuto sociale, culturale ed economico degli Stati Uniti, ed è un assunto storico incontrovertibile! L’America non ha bisogno di uno scontro culturale al proprio interno ma, fedele alla sua storia, deve valorizzare l’apporto di ciascuno e di tutti alla costruzione di una grande democrazia, che è punto di riferimento nel mondo.

Aggiornato il 26 ottobre 2018 alle ore 12:50